I bambini sono come sempre le prime vittime dei conflitti, ma in questo caso si può dire che lo sono doppiamente. E la triste storia che giunge dalla città di Kirkuk, Kurdistan, ce lo conferma.
Indossava una maglietta raffigurante Messi - un noto calciatore della squadra di calcio del Barcellona - il bambino che è stato fermato dalla Polizia ieri sera e che poteva sembrare un adolescente come tanti altri. Ma forse l'unica cosa che aveva di adolescente quel piccolo kamikaze era solo quella maglietta.
La strage sventata dalla Polizia
Invece i poliziotti di Kirkuk avevano capito che non era un ragazzino tanto innocuo e che andava controllato.
Intuizione corretta, perché dopo una prima rapida perquisizione le forze di Polizia hanno rinvenuto sotto la T-shirt del bambino, una cintura esplosiva ben attaccata ai fianchi.
Esplosivo che avrebbe dovuto fare una vera strage di vittime nell'affollata moschea sciita, dove era diretto il bambino. I poliziotti hanno avuto non pochi problemi nel staccare l'esplosivo dal corpo del bambino, momenti drammatici che sono stati ripresi anche in un video che sta facendo il giro del web.
Quello dell'utilizzo dei bambini per atti terroristici è un'usanza tanto consolidata quanto crudele. Neanche qualche giorno fa in Turchia un altro ragazzino si era fatto esplodere. Ad accompagnarlo nella sua ultima missione di morte - come si vede dalle immagini registrate da una videocamera di sorveglianza posta in prossimità della strage - due uomini, che poco prima dell'esplosione si sono allontanati velocemente.
L'escalation dei bambini kamikaze
Le immagini del ragazzino di Kirkuk - che ha tentato di farsi esplodere in una moschea e che dopo essere stato perquisito dai poliziotti si è sciolto in un pianto disperato - colpiscono dritte al cuore. Già perché sono troppi i terroristi bambini che vengono addestrati nei campi militari dell'Isis.
I dati sugli attentati compiuti dai bambini kamikaze si sono triplicati nell'ultimo anno. Fin da piccolissimi vengo brutalmente sottratti alle famiglie e portati nei campi di addestramento, dove vengono brutalmente picchiati, abusati ed educati solo alla guerra, ma soprattutto alla morte. Vite spezzate, senza alcuna pietà.