Ennesimo caso di cronaca che riguarda un minore: stavolta a finire all'ospedale è una bimba di soli 10 mesi intossicata dalla Cannabis. Una vicenda che ha lasciato allibiti gli addetti ai lavori e che solleva ancora una volta il dibattito sull'uso delle droghe leggere e sopratutto sull'assunzione di queste ultime in presenza di bambini. Sulla vicenda ora indagano gli inquirenti, per cercare di capire le modalità di assunzione della Cannabisdella minore.

Cannabis ad uso terapeutico

Da molto tempo le associazioni di categoria si stanno battendo per la legalizzazione della Cannabis per uso terapeutico e questo è l'ennesimo tassello negativo per una vicenda che ha più incognite che risposte.

La terapia medica con l'utilizzo della droga leggera è stata sponsorizzato più e più volte ed è già legale in alcuni paesi europei. A trarne più beneficio, sembrerebbe che siano i pazienti affetti da gravi problemi; la cannabis sarebbe capace di agire come antidepressivo, antispasmodico, antitumorale e dovrebbe favorire l'appetito in pazienti con disturbi alimentari. In Italia attualmente alcune regioni hanno aderito alla somministrazione controllata di alcuni farmaci a base di cannabis, ma la strada da percorrere per la definitiva legalizzazione di Cannabis ad uso terapeutico è lunga e insidiosa.

A soli 10 mesi intossicata dalla droga

La vicenda che è accaduta a Bologna è solo una delle tante storie di cronaca che associano i bambini all'utilizzo delle droghe leggere.

Solo poco tempo fa accadde la vicenda che riguardava l'ingerimento di hashish da parte di un bimbo, che l'avrebbe scambiata per del cioccolato. Questo lo portò all'immediato ricovero d'urgenza poichè in pericolo di vita. I genitori in quel caso non si accorsero che il piccolo aveva preso il pezzo di hashish, da loro lasciato incustodito, per poi mangiarlo come se fosse cioccolato.

Ora l'ennesimo caso denunciato dall'ospedale di Bologna, che punta il dito per l'ennesima volta su presunti genitori che ignorano la pericolosità delle droghe leggere, probabilmente da loro stessi assunte, nei confronti del propri figli conviventi.