L'unica certezza è la sua morte, annunciata dalla 'voce' dello Stato Islamico, l'agenzia di comunicazione Amaq. Per il resto la dinamica dell'uccisione di Abu Mohammad al-Adnani, leader della propaganda del Califfato, rimane avvolta nel mistero. Gli Stati Uniti, per primi, hanno rivendicato la paternità dell'attacco: il Pentagono ha sostenuto che al-Adnani era nel mirino di una complessa operazione che vedeva coinvolti servizi segreti e forze speciali e, in base a questa tesi, ad ucciderlo sarebbe stato un drone a circa 50 km da Aleppo. Qualche ora dopo è arrivata la rivendicazione russa, al-Adnani sarebbe rimasto vittima di un bombardamento di un Sukhoi 24.

L'annuncio di Mosca è stato criticato dalla controparte, Washington lo ha definito "una barzelletta". Ora si fa strada una terza ipotesi, anche qui tutta da confermare ma indubbiamente da prendere in considerazione. A formularla è Charles Lister, uno dei maggiori esperti della questione siriana. Abu Mohammad al-Adnani potrebbe essere vittima di una 'faida' interna allo stesso Stato Islamico.

Al-Adnani in missione diplomatica?

Charles Lister ha sostenuto inannzitutto che al-Adnani era molto più della "voce della propaganda", perché secondo le fonti dello studioso era addirittura il "delfino" di Abu Bakr al-Baghdadi per la guida del Califfato. Sempre secondo le citate fonti, sarebbe stato proprio il sedicente Califfo a mandare al-Adnani in viaggio verso Aleppo in una sorta di missione diplomatica.

Obiettivo era un incontro con Abu Luqman, altro elemento di spicco dello Stato Islamico in Siria le cui ambizioni di scalare i vertici dell'organizzazione preoccuperebbero non poco lo stesso al-Baghdadi. Pertanto al-Adnani potrebbe essere stato ucciso in un attentato organizzato da quest'ultimo nel tentativo, dunque riuscito, di togliere di mezzo un rivale alla successione dell'attuale leader dell'Isis.

Un gesto del genere, se confermato, equivale ad una dichiarazione di guerra intestina che indebolirebbe non poco il già martoriato Califfato.

Chi è Abu Luqman?

Abu Luqman, 43 anni, siriano come al-Adnani, si era distinto nel corso della guerra in Iraq del 2003 in cui avrebbe contribuito alla scelta ed all'invio di combattenti nel Paese confinante direttamente dalla Siria.

Successivamente è stato arrestato dal regime di Damasco ed è rimasto in carcere fino al 2011, uscito poi in seguito ad un'amnistia. Una volta libero, ha ricostruito la sua "carriera" jihadista: prima ha aderito al Fronte Al Nusra vicino ad Al Qaeda e poi si è affiliato all'Isis. Nella zona di Aleppo avrebbe cercato di ingrandire la sua rete di collegamenti, oggi piuttosto solida, che conterebbe anche su appoggi in Iraq. In conclusione, lo stesso Charles Lister parla comunque di "teoria complottista tutta da dimostrare". Le sue fonti infatti sarebbero attendibili, ma questa tesi potrebbe far parte di una manovra utile a creare contrasti interni allo Stato Islamico e, pertanto, la fondatezza è tutta da verificare.