Passata la prima notte dopo il sisma di ieri, 30 ottobre, il più forte della serie di terremoti che ormai da fine agosto si susseguono senza sosta nel centro Italia, si torna a pensare al futuro, o almeno ci si prova. La sensazione più opprimente è che si debba ricominciare tutto da capo, quando, dopo oltre due mesi, i sopralluoghi erano stati eseguiti e si pensava già ai lavori da cominciare. Ma la scossa di magnitudo 6,5, la più distruttiva mai avvertita nel nostro Paese da trent'anni a questa parte, ha rimesso tutto in discussione.
Non ci deportate
L'aspetto più amaro della nuova emergenza che si è venuta a creare è l'impossibilità per moltissime persone di entrare nelle loro case, perché i centri storici dei comuni in cui vivevano sono stati dichiarati inagibili. Troppi danni, troppi crolli, troppo pericoloso pensare di entrare. Parliamo di decine di piccoli centri che fino a ieri avevano un proprio equilibrio e una propria vitaassolutamente autosufficiente. Alle persone che li abitavano non è stata data alternativa alla "deportazione", come ormai in molti la definiscono. Presi e caricati su pullman e macchine e portati al mare, nelle strutture alberghiere.
Non vi deportiamo
Hanno un bel ripetere il commissario speciale Vasco Errani e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio che non si tratta di deportazione, che è una soluzione necessaria ma momentanea visto che fa freddo e dormire in tenda è impensabile.
La sensazione delle persone è di un taglio netto con le loro vita, e molti sindaci lamentano anche il fatto che senza la presenza dei giornalisti i loro comuni vengano ignorati. Pietro Cecoli è sindaco di Montecavallo, in provincia di Macerata. Dice che lui e la sua gente sono stati portati ad Alba Adriatica, in provincia di Teramo: oltre due ore di distanza.
Si chiede se non fosse possibile trovare un'alternativa più vicina, e se siano solo i presidi televisivi a contare in Italia e a dare visibilità al dramma di un borgo, piuttosto che dell'altro.
Mandarci via non risolve il nostro futuro
Sempre Cecoli aggiunge: "Mandarci via non risolve il nostro futuro". Le persone sono spaventate e tristi per le perdite subite a causa del terremoto, ma nei loro occhi si legge soprattutto la paura di essere strumentalizzati e poi dimenticati in qualche albergo della costa, che sarà anche più sicuro e accogliente, ma non è la loro casa e non potrà mai esserlo.