Il giornalista ‘antimafia’ del settimanale L’Espresso, Lirio Abbate, ospite giovedì sera del programma di La7 Piazzapulita, condotto da Corrado Formigli, riaccende la luce sui misteri di Mafia Capitale che, a suo dire, esiste ancora. Prova ne sarebbero le ritrattazioni fatte da alcuni testimoni di accusa nel processo Mafia Capitale per paura degli uomini della banda di Massimo Carminati, il ‘cecato’ ancora detenuto al 41bis nel carcere di Parma. Nel senso delle dichiarazioni di Abbate va anche la notizia del ritrovamento dell’innesco di una bomba sul davanzale della finestra di un collaboratore del vicesindaco M5S Daniele Frongia.

Intanto l’assessore all’Ambiente della Capitale, Paola Muraro, sempre dai microfoni di Piazzapulita, denuncia lo stato di assedio in cui è costretta ad operare l’amministrazione grillina.

Un innesco di bomba contro il M5S

“Un atto intimidatorio”, “una minaccia seria”. Così gli inquirenti hanno definito il ritrovamento di un innesco di bomba a casa dell’avvocato Paolo Saolini, collaboratore del vicesindaco Daniele Frongia che si occupa di questioni delicate come le concessioni per stadi (tra cui il nuovo stadio della A.S. Roma) e altri impianti sportivi. La scoperta della grave intimidazione risale a mercoledì scorso, anche se i mass media non hanno dato il dovuto risalto alla faccenda. A ‘chiedere aiuto’ sono stati direttamente Beppe Grillo e Virginia Raggi dalle colonne del blog pentastellato, invocando la solidarietà e la vicinanza dei cittadini romani.

Intanto, intervistata da Corrado Formigli, l’assessore capitolino all’Ambiente Paola Muraro, al centro di una bufera mediatica per una presunta indagine a suo carico, finalmente si sfoga denunciando la sensazione di lavorare, insieme alla Giunta intera, in un clima da stato di assedio.

L’allarme di Abbate su Mafia Capitale

Sempre dai microfoni di Piazzapulita il giornalista investigativo Lirio Abbate, da anni sotto scorta a causa delle minacce mafiose subite, ha alzato nuovamente il tiro suMafia Capitale che, a suo informato giudizio, “esiste ancora”.

Prova della permanenza in vita dell’associazione criminale anche dopo l’arresto del presunto capo, Massimo Carminati, sarebbero le ritrattazioni fatte durante il processo da alcuni testimoni dell’accusa. Il caso più eclatante è quello di Roberto Grilli, lo skipper arrestato con 500 kg di cocaina sulla sua barca che era diventato una ‘gola profonda’.

Da settembre Grilli ha perso improvvisamente la lingua perché non si sente protetto e dice di avere paura per la sua vita perché “se dovessi testimoniare durerò due settimane”.

Il fatto è che gli uomini del ‘cecato’ sono ancora a piede libero. Abbate commenta anche la recente richiesta di archiviazione del Tribunale di Roma per 116 indagati tra cui il presidente di Regione Luca Zingaretti (Pd): “Archiviazione tecnica” che non scalfisce l’impianto accusatorio contro Mafia Capitale. Dura anche la condanna della politica che non ha mai contrastato l’ascesa del clan Carminati e, anzi, complice la corruzione di molti cittadini romani, l’ha addirittura favorita. L’appello finale di Abbate è rivolto agli insegnanti che hanno il compito di insegnare ai ragazzi cosa è la mafia.