Prima sono arrivati gli scritti di indirizzo, poi l’abbandono della votazione in 60esimi, il passaggio al nome formale di Esami di Stato’, per arrivare ai professori esterni. Dal 1923 (anno in cui fu introdotta dal ministro Gentile) la maturità ha mutato forma diverse volte, ma mai intaccando davvero la sostanza. Sempre alunni sotto stress davanti a un gruppo di professori, in grado di giudicare per l’elaborato di poche ore la fatica di anni di studio. Ma le cose stanno per cambiare.

Dal prossimo anno infatti l’esame di Stato conclusivo del corso di studio di istruzione secondaria superiore si 'snellisce'.

Verrà eliminata la terza prova, da sempre discussa per la sua mancanza di uniformintà di giudizio (non essendo ministeriale, è variabile in ogni indirizzo, istituto, classe) .L’Invalsi, incubo di molti studenti, sarà affrontata al 4° anno, per evitare un sovraccarico di studio in quinta, mantenendo però una peculiare importanza nell’ammissione all’esame. Cambiamenti radicali anche nella commissione, che sarà formata solo da professori ‘interni’ (conosciuti dagli alunni e con i quali hanno avuto modo di lavorare), con l’eccezione del presidente di commissione, che rimane esterno.

Obiettivo principale di questo parziale stravolgimento è il rendere più importante il percorso condotto negli ultimi 3 anni di Scuola superiore.

Va letta in questo senso il ruolo dell’alternanza scuola-lavoro, più importante anche dei voti in pagella relativamente al discorso dei crediti. Una sorta di tirocinio che avrà un suo compimento anche all’orale, in cui la ormai obsoleta tesina lascerà il posto ad una presentazione del progetto portato avanti in terza, quarta e quinta.

In questo modo, possono tirare un respiro di sollievo le vittime di ansia e stress: il nuovo programma punta proprio ad evitare che il fato malevolo gravi sulla costanza nel lavoro di 3 anni (ma anche, viceversa, toglie valore ad un possibile exploit in sede d’esame di fronte a una mancanza di impegno nei mesi precendeti).

"Non si cambiano le regole del gioco in corsa" risponde la ministra dell’istruzioneGiannini a quanti auspicavano che il progetto prendesse forma già con la maturità 2016-17.

"La legge delega in materia di valutazione è ancora oggetto di consultazioni e non esistono testi definitivi”, aggiunge, lasciando uno spiraglio a chi pensa che questo cambiamento possa avere esiti tutt'altro che positivi. Dubbio che non può che essere legittimo. In un Paese che forma giovani di alta qualità sotto il profilo dei voti, ma spesso vittime delle proprie paure nelle decisioni importanti, siamo sicuri sia lo stress il nemico da debellare?