I camorristi appartenenti a clan dai nomi altisonanti, come Nuvoletta e Abbinante, implicati in un traffico internazionale di droga a stampo mafioso, e tra essi Armando Del Core, condannato all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Giancarlo Siani, sono al centro di una incredibile vicenda che porterebbe alla loro assoluzione.

Quindici anni di indagini, appostamenti e intercettazioni andati letteralmente in fumo e per le quali è stato formalmente richiesto di non procedere con i capi di imputazione.

Impossibile trascrivere le prove

Tutte le intercettazioni registrate risulterebbero deteriorate, fatto che ha spinto il sostituto procuratore Vincenzo Marra a chiedere il non luogo a procedere e l’assoluzione per i 47 imputati, una vera e propria impunità che potrebbe coinvolgere anche la discendenza dei capo clan che ai tempi presero accordi con i Corleonesi guidati da Totò Riina.

Le indagini, iniziate nel 2002, consentirono all’arresto di circa 100 persone implicate in associazione mafiosa e traffico internazionale di droga ma i supporti utilizzati per le intercettazioni, ormai obsoleti, sarebbero inutilizzabili e quindi non trascrivibili.

Il tempo utilizzato per tentare il recupero, non riuscito, di prove fondamentali all'inchiesta ha inoltre avvicinato la prescrizione dei reati.

I brogliacci non costituiscono fonte di prova

A complicare la vicenda, come se non bastassero le intercettazioni rovinate, si aggiunge l’impossibilità di considerare fonti di prova i vecchi brogliacci sui quali sono stati riportati i fatti: per la Legge le uniche fonti di prova accettate sono le intercettazioni.

A seguito della richiesta presentata dal sostituto procuratore Marra, si dovranno attendere le sentenze del prossimo 27 gennaio 2017 che, alla luce di quanto accaduto in sede di udienza davanti al Tribunale di Napoli, potrebbero portare alla completa assoluzione dei 47 boss camorristi.

Immediato lo sconcerto di chi ha partecipato alle lunghe indagini e dei parenti delle vittime che vedono fallito il tentativo di far trionfare la giustizia.