Una vicenda che parla di schede truccate e di brogli elettorali accaduta nel nostro paese oltre settant'anni fa e che per tutto questo tempo è rimasta custodita gelosamente nei ricordi di un uomo. I fatti in questione risalgono al 4 giugno del 1946, si era appena votato per il referendum istituzionale, dove i cittadini italiani poterono esprimere la propria preferenza riguardo la forma governativa di Stato. I risultati non erano ancora stati resi noti, eppure in quei giorni nella capitale si vociferava già per la presunta vittoria della Repubblica e quel che vide quell'uomo, il carabiniere Tommaso Beltotto, è venuto alla luce solamente quest'anno durante il processo sulla trattativa Stato-mafia.

Cosa ha visto il brigadiere Beltotto

Quella notte il brigadiere Beltotto si trovava presso il palazzo del Viminale, in quanto gli era stato affidato il compito di controfirmare una relazione scritta dal duca Riario Sforza, all'epoca capo dei corazzieri reali e devoto della famiglia Savoia. Nel rapporto venne riportato minuziosamente e nei dettagli il ritrovamento di molti pacchi di fogli nelle cantine del ministero degli interni, che avevano la stessa grafica delle schede elettorali utilizzate nel referendum dei giorni precedenti e sui quali era presente la spunta di scelta sul simbolo della Repubblica. Se quelle false schede servissero per capovolgere un risultato sgradito o se addirittura fossero già state conteggiate per favorire la vittoria della Repubblica, purtroppo ancora oggi pare che nessuno lo sappia.

Che fine ha fatto la relazione

Secondo la testimonianza di un ex carabiniere che ha preso parte al processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, la copia del rapporto o addirittura l'originale, sarebbe arrivata dopo vari passaggi nelle mani del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Si pensa che questa documentazione venisse custodita nella cassaforte della prefettura di Palermo, ma che nel 1982 dopo l'uccisione del generale sia sparita.

Ad oggi purtroppo sia il duca Riario Sforza che il brigadiere Beltotto sono venuti a mancare, secondo i racconti del figlio del carabiniere però una copia della relazione potrebbe trovarsi a Cascais in Portogallo, nel luogo di esilio dell'ultimo Re d'Italia.