Bella, bionda, ricca e... dice sempre si. Anche ad un caffè che costa oltre 70 mila dollari. Lei è Ivanka Trump, figlia maggiore del presidente eletto degli Stati Uniti. Trentacinque anni compiuti lo scorso ottobre, ex modella, personaggio televisivo ed imprenditrice di successo con un posto garantito nella fitta squadra di consiglieri alla Casa Bianca. L'iniziativa del caffè d'oro era comunque relativa ad un'asta di beneficienza, organizzata dalla Fondazione di Eric Trump, primogenito di Donald, per raccogliere fondi in favore dei bambini di un ospedale del Tennessee.
Il vincitore dell'asta avrebbe goduto di un caffè e di 45 minuti insieme ad Ivanka. Tra offerte e rilanci, si è andato avanti per circa dieci giorni prima della chiusura dell'iniziativa per risvolti etici poco chiari, così come esposto dal New York Times che, pertanto, esulta dopo aver sollevato dubbi sulla vicenda.
Un caffé... con interessi
L'ultima offerta formulata era pari a 72.888 dollari e tra i 28 protagonisti dell'asta c'erano ovviamente alcuni noti uomini d'affari. Dalle interviste rilasciate, il loro scopo era ben chiaro. Incontrare Ivanka Trump può rappresentare un 'pass' per ottenere informazioni o avvicinarsi in qualche modo agli affari di 'TheDonald' se non, addirittura, entrare alla sua corte con un'abile 'raccomandazione'.
Ivanka è la figlia prediletta di Donald Trump, lo ha accompagnato per tutta la durata della campagna elettorale ed ora fa parte, almeno in maniera informale, della sua squadra di governo. Troppi "interessi pesanti" su questa iniziativa benefica con tanto di polverone sollevato dalla stampa hanno spinto Eric Trump ad annullare tutto, con grande rammarico dell'organizzazione umanitaria che coadiuvava l'evento.
"Ivanka Trump non dovrebbe partecipare a queste iniziative - ha detto in proposito Richard Painter, ex consigliere del presidente George W. Bush, in un'intervista al Times - perché ha svolto e svolgerà un ruolo di consigliera accanto al padre. Questa regola vale per tutti i dipendenti federali, tanto Bush quanto Obama hanno evitato, durante le loro presidenze, che familiari, amici e stretti collaboratori spendessero il loro nome e la conseguente posizione, sia pure per nobili cause come questa".