Dopo la bufera che si è scatenata in seguito ad un'affermazione dell'attuale Ministro del Lavoro, Giuliano poletti, che riguardava i giovani italiani che vanno all'estero per cercare un lavoro, è stato preso di mira dagli utenti dei social network Manuel Poletti, suo figlio, dichiarandolo un "privilegiato" dal padre.

Poletti contro i giovani italiani all'estero

Un paio di giorni fa, infatti, l'attuale Ministro Poletti, ha ribadito la sua opinione riguardante i giovani italiani che, non trovando lavoro nella propria città, "fuggono" all'estero a cercar fortuna.

Infatti, il Ministro Poletti, si è augurato che tutti quei giovani che sono andati via dall'Italia (circa 100mila) non ritornino più, perché il nostro Paese non ha bisogno di loro e non se ne sentirà la loro mancanza. Tra i 60mila giovani che, invece, sono rimasti in Italia, c'è pure suo figlio, Manuel Poletti, attualmente giornalista di due settimanali locali.

Le accuse al figlio di Poletti

Dopo le dichiarazioni del padre, Manuel Poletti è stato bombardato da accuse da parte dei giovani italiani che lavorano all'estero e non: secondo quest'ultimi, infatti, Manuel non conosce la vera difficoltà nel vivere lontano dalla propria casa ed iniziare totalmente da zero. E' stato definito un "privilegiato", perché ha un padre Ministro.

Manuel ha, quindi, risposto alle accuse, affermando di non essere un "privilegiato" anche se attualmente ha un padre che fa il Ministro del Lavoro. Quando Manuel ha iniziato a lavorare come giornalista presso le testate settimanali locali controllate da cooperative associate a Legacoop, suo padre Giuliano neanche pensava di fare politica.

Direttore di un giornale settimanale, Manuel lavora part time e percepisce 1800 euro al mese: nel 2015, fa sapere, si è pure dimezzato lo stipendio per non far perdere il lavoro a nessuno dei suoi dipendenti. Durante l'intervista a "La Stampa", Manuel ha commentato la frase del padre che ha scatenato il web. L'ha definita, infatti, "infelice" ma con una vena di verità: secondo lui non si può affermare che i migliori vanno via dall'Italia, e nel nostro Paese, invece, rimangono solo i mediocri.