In merito al Tupolev Tu-154 diretto in Siria e precipitato nel Mar Nero pochi minuti dopo essersi levato in volo dalla pista di Sochi, le autorità russe non escludono alcuna ipotesi, nemmeno quella terroristica. La notizia è stata confermata dal ministero dei trasporti russo. È stato proprio il titolare del dicastero, Maxim Sokolov, a precisare che, a dispetto di ciò che era stato dichiarato nelle ore immediatamente successive al disastro aereo, anche la pista terroristica viene presa in considerazione.
Si attende ora il recupero delle scatole nere.
Il contenuto dei preziosi documenti audio custoditi a bordo dell’aereo, potrebbe verosimilmente dipanare il bandolo di quella che nelle ultime ore sta diventando una sempre più intricata matassa. Nel frattempo si è venuto a sapere che anche il capo della polizia militare russa, Vladimir Ivanovsky, era a bordo del Tupolev insieme ai 64 membri del Coro dell’Armata russa e agli altri passeggeri.
Relitto a 1.5 km dalla costa
Le operazioni di recupero non dovrebbero essere particolarmente difficili, dal momento che gli strumenti hanno individuato ciò che resta del Tupolev a meno di due chilometri dalla costa, ad una profondità massima di 70 metri. Intanto, nella zona dell’inabissamento, stanno cominciando ad affiorare i primi corpi che le unità di soccorso, giunte in forze, stanno iniziando a recuperare.
L’impegno bellico di Mosca al fianco di Assad ha contribuito in modo decisivo a non scartare l’ipotesi di un attentato.
A bordo dell’aereo c’erano anche diversi militari che sarebbero stati impiegati nelle operazioni di guerra in territorio siriano. Per il momento l’errore umano, un guasto, o uno stormo di uccelli finiti in uno o in entrambi i reattori, restano le ipotesi su cui lavorare, ma non è trascurabile il fatto che, al momento del decollo, le condizioni atmosferiche fossero state definite ottimali. Le ricerche sono coordinate in prima persona dal Ministro della difesa, Serghei Shoigu, che tiene aggiornato su ogni sviluppo il presidente Putin.