Il Versace store della Bay Area in California, San Francisco, utilizza un particolare codice per avvisare i membri dello staff della presenza di un cliente di colore in negozio.

Se sei nero sei pericoloso

A rivelarlo è un ex dipendente in una denuncia contro versace, che ha raccontato a TMZ, magazine del fashion a stelle e strisce, come sia stato lo stesso manager ad informarlo dell'uso di un codice, "D410", usato informalmente dallo staff per rendere noto a tutti che un "nero" è in negozio.

Perché usare proprio la combinazione di lettere e numeri D410 piuttosto che un'altra?

Guarda caso è il codice usato nello store per le maglie completamente nere.

Probabilmente il manager fece male le sue valutazioni perché rimase scioccato quando l'ormai ex dipendente gli rispose: "Non sai che anch'io sono afroamericano?"

Dopo questo scambio verbale la vita lavorativa del lavoratore cambiò drasticamente. Si rifiutarono di dargli le pause e dopo due sole settimane ricevette una lettera di licenziamento, La motivazione? "Non essere all'altezza della vita di lusso."

L'ex dipendente ha deciso di denunciare il famoso brand di Moda per lo stipendio non pagato e i danni morali. Versace nega ogni accusa e ha già intrapreso una contro azione legale per chiedere l'archiviazione di ogni accusa.

Moda e razzismo

Il mondo del fashion del resto non è nuovo alle accuse di razzismo. Le passerelle di tutto il mondo sono di fatto popolate, per la maggior parte, da modelle bianche. Secondo il blog Jezebel la percentuale di indossatrici nere si aggira intorno alla misera cifra del 6%.

Iman, top model somala degli anni 70 e 80, da poco rimasta vedova del marito David Bowie, aveva guidato nel 2013 una battaglia di diritti insieme all'attivista e collega Bethann Hardison, campagna che si proponeva di fare pressione sugli stilisti affinché impiegassero più modelle di colore.

"Abbiamo un presidente nero, una first lady nera. Verrebbe da pensare che le cose siano cambiate, ma non sono cambiate", scriveva Iman nel suo "manifesto" pubblicato sulla prima pagina dell'International Herald Tribune, versione internazionale del New York Times. "Anzi, invece di andare avanti siamo tornati indietro. Mi sembra che i tempi richiedano di tracciare una linea con decisione, come negli anni 60, dicendo che se gli stilisti non usano modelle nere, allora noi li boicottiamo”.

Ad oggi le cose non sono molto cambiate e sebbene la discriminazione razziale sia un fatto grave rimane forse più grave quello che la moda fa da anni, ovvero discriminando tra modelli di vita (e di girovita) degni o indegni di una passerella.