Claudia Pinelli è una delle due figlie di Giuseppe Pinelli, detto Pino, il ferroviere anarchico morto in circostanze misteriose precipitando dal quarto piano della questura di Milano. Era il 15 dicembre del 1969, tre giorni dopo quel maledetto 12 dicembre, giorno della strage di piazza Fontana alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, e Pinelli venne condotto in stato di fermo, in quanto persona ritenuta sospetta, di fronte al responsabile delle indagini, il commissario Luigi Calabresi. La versione ufficiale della caduta provocata da un malore non ha mai convinto opinione pubblica e familiari del membro del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, convinti che quello di Pino Pinelli sia stato un ‘omicidio di Stato’.
Per questi motivi Claudia, intervistata da Gianni Barbacetto per il Fatto Quotidiano, parla a ragion veduta del caso Cucchi, all’indomani della formalizzazione dell’accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti di tre carabinieri. Contemporaneamente, anche Ilaria Cucchi, ha commentato la notizia (guarda il video qui sotto).
Le parole di Claudia Pinelli
Anche se la procura di Roma diretta da Giuseppe Pignatone ha chiuso l’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi - formalizzando l’accusa di omicidio preterintenzionale e abuso di potere nei confronti dei tre carabinieri presunti autori del pestaggio mortale del 15 ottobre 2009 - secondo la figlia del ferroviere anarchico, morto tra le mani dello Stato, la strada per arrivare alla verità “è ancora lunga e in salita”.
Per ora, infatti, è stata riconosciuta soltanto l’accusa, mentre il processo deve ancora essere celebrato.
A giudizio di Claudia Pinelli l’Italia non può ancora definirsi un paese democratico perché, afferma, “una democrazia è compiuta nel momento in cui riconosce gli errori e non ha paura della verità”. E questo non può certo dirsi del caso Cucchi, dove alcuni rappresentanti delle Istituzioni hanno fatto di tutto per coprire il presunto misfatto commesso dagli uomini in divisa e per depistare le indagini.
E l’accusa che muove nei confronti dello Stato è pesante: “I corpi di pubblica sicurezza sono sempre più militarizzati”.
La sua solidarietà è rivolta tutta nei confronti di ilaria cucchi che, con immensa sofferenza, pur di ottenere verità e giustizia per il fratello, ha deciso di “rompere il muro del silenzio” pubblicando le “fotografie terribili” del cadavere martoriato di Stefano.
La figlia di Pinelli rivolge, infine, un pensiero anche alla mamma di Federico Aldrovandi, il ragazzo morto nel 2005 a Ferrara in circostanze quasi analoghe, e ai familiari di Giuseppe Uva, anche lui deceduto nel 2008 in una caserma di Varese.