Lo 007 britannico Christopher Steele, che ha avrebbe realizzato il dossier su Donald Trump, è in fuga e teme ritorsioni da parte della Russia. Lo rivela il Daily Telegraph citando fonti vicine all'uomo. Steele ha un passato da agente operativo in Russia nel corso degli Anni '90.
L'uomo, che ha condiviso le proprie informazioni con l'Fbi, sarebbe l'autore del dossier compromettente. Un documento di 35 pagine pubblicato da BuzzFeed che svela i contatti frequenti tra Trump e la Russia durante la campagna elettorale oltre a fornire dettagli sulla vita sessuale del presidente eletto.
Numerose sono state le critiche mosse nei confronti di BuzzFeed che ha deciso di pubblicare il documento integrale, nonostante avesse inserito l'avvertenza "non verificato". Infatti, autorevoli personaggi del mondo dell'informazione si sono schierati sia pro che contro la decisione di BuzzFeed.
La reazione di Trump
Nel corso della sua prima conferenza stampa che si è tenuta ieri a New York, il presidente eletto Donald Trump ha confermato di essere stato informato del rapporto prima della pubblicazione da parte di BuzzFeed, ma Trump si è rifiutato di rispondere alle domande di Jim Acosta, giornalista della Cnn. L'emittente che aveva pubblicato un articolo sul presidente sotto ricatto da parte di Mosca, è stata accusata dal tycoon di produrre "fake news", notizie false.
Trump ha poi aggiunto: «Quello che è scritto in quelle carte non è mai accaduto».
«Non vedo l'ora di giurare da presidente», ha proseguito Trump che ha aggiunto di voler subito costruire il muro con il Messico e di voler abrogare l’Obamacare. «Sarò il maggior produttore di posti di lavoro che Dio abbia mai messo sulla terra», ha concluso Trump.
Il portavoce del Cremlino, smentendo la notizia secondo la quale esisterebbe un rapporto segreto riguardante informazioni compromettenti raccolte dal governo russo su Donald Trump, ha definito il dossier "pulp fiction”. Mentre l'ex direttore della Fsb, i servizi segreti russi, ha accusato l'amministrazione Obama di aver guidato la macchina del fango durante le ultime elezioni presidenziali.