Moriva ieri, il 6 gennaio del 1980, Piersanti Mattarella, presidente della Regione siciliana , ucciso da Cosa Nostra . La vita. Fratello di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica Italiana dal febbraio 2015, Piersanti nasce a Castellammare del Golfo il 24 maggio del 1935. Riceve un'istruzione religiosa studiando a Roma presso il San Leone Magno e si dedica con passione all'attività nell'azione cattolica. Dopo questa esperienza si avvicina alla politica della Democrazia Cristiana affiancando le idee di Aldo Moro. Negli anni sessanta diventa consigliere comunale di Palermo eletto nelle liste della DC e, nel 1967, deputato all'assemblea regionale siciliana.

Dal 1971 al 1978 ricopre la carica di assessore regionale alla Presidenza in diversi governi fino alla sua elezione, da parte dell'ARS, a presidente della Regione stessa alla guida di una coalizione di centro sinistra, appoggiato, indirettamente, dal Partito Comunista italiano.

Ma ciò che fa di Piersanti Mattarella un uomo da commemorare anche a distanza di anni, è la sua posizione chiara e netta contro le irregolarità, frutto della gestione mafiosa, relative ai contributi agricoli regionali. Infatti, è nel 1979 che, durante la conferenza regionale dell'agricoltura tenutasi a Villa Igea nel febbraio, Mattarella esprime la assoluta necessità di correttezza e legalità per quanto riguarda tale materia, esponendosi in prima persona al pericolo rappresentato dalla mafia.

Il drammatico e prevedibile epilogo, si ebbe il 6 gennaio del 1980 quando, il Presidente, sua moglie, i suoi due figli e la suocera , erano appena entrati in macchina per andare a messa. Lì, in via della Libertà a Palermo, Piersanti fu freddamente ucciso a colpi di pistola da un killer. Inizialmente rivendicato da un gruppo neo-fascista, fu additato come attentato terroristico ma, ben presto ci si rese conto della sua matrice mafiosa: era stata Cosa Nostra a sporcarsi, ancora una volta, le mani di sangue.

37 anni dopo, proprio in quella via della Libertà , si è svolta la cerimonia di commemorazione in suo onore. Corone d'alloro e fiori sulla strada e la presenza delle autorità e delle più alte cariche della regione oltre che del presidente del senato Pietro Grasso.

"Purtroppo ancora piena verità non è stata fatta", ha detto quest'ultimo.

A distanza di anni, infatti, ancora non abbiamo il volto del killer, ma "questo non deve essere considerato uno stanco rituale ma la testimonianza del valore dell'impegno di un uomo politico che è un esempio. Aveva doti di passione, senso di responsabilità e lungimiranza che tutti i politici dovrebbero avere".