Un portacontainers battente bandiera danese di 366 metri si è arenato a Torre Cavallo alle 02:44 circa della scorsa notte sulla sponda calabrese dello Stretto di Messina, costeggiando la strada statale 18 tra le località di Cannitello e Scilla, proprio in corrispondenza del pilone di Santa Trada.

In piena notte l'incidente

La scena inusuale si è presentata agli occhi dei passanti e degli automobilisti che percorrevano la via di collegamento delle frazioni reggine, i quali hanno assistito con stupore a quanto gli si è presentato davanti agli occhi, arrivando quasi a “toccare” con mano la nave di trasporto merci Gustav Maersk.

Il portacontainer si è arenato per cause ancora in accertamento (probabilmente per un’avaria meccanica) ma la problematica è stata prontamente risolta. Nel corso della stessa mattinata infatti, intorno alle 7:30, l’imbarcazione, rimessa in sesto grazie all’intervento congiunto della Capitaneria di Porto di Messina e di Reggio Calabria attraverso l’intervento di due rimorchiatori, ha poi ripreso regolarmente la sua rotta in mare verso il porto di Gioia Tauro superando le gelide (considerando le temperature polari di questi giorni) acque dello Stretto, dopo l’inaspettato fuori programma che ha portato il comandante ad effettuare questo inusuale “parcheggio”.

I precedenti sullo Stretto

Nonostante l’evento non sia certamente comune da queste parti, non è la prima volta che, sullo Stretto di Messina, si verificano simili accadimenti.

L’ultimo in ordine di tempo ha visto protagonista lo scorso ottobre un’altra nave portacontainers, che per un’avaria è rimasta bloccata in mare a circa un miglio dal porto di Reggio Calabria prima di essere soccorsa e riparata, venendo anche in questo caso trainata da un rimorchiatore. Diverso fu invece il caso del cargo Hc Rubina di 126 metri, arenatosi nel marzo del 2012 sul litorale di Ganzirri per un probabile errore umano del comandante.

La poderosa nave rischiò, in quel caso, di arrecare danni consistenti alle abitazioni sul mare della cittadina siciliana e venne successivamente riportato nel porto di Messina per le relativi indagini.