Tutto ha inizio quando Rebecca Harrington, una collaboratrice di Business Insider UK, decide di donare in beneficenza i propri capelli per la confezione di parrucche destinate ai malati di cancro. In seguito all'onorevole gesto di altruismo si sono chiesti se in Italia, dove gli affetti ai tumori aumentano di anno in anno, fosse possibile un'azione simili. D'altronde nel mondo ci sono molte associazioni che se ne occupano.Quanto hanno scoperto non solo non corrisponde a quanto accade per esempio in Gran Bretagna o in Nord America, ma si è rivelato un vero business a costo zero.

Capelli veri in cambio di parrucche sintetiche

La prassi per la donazione dei propri capelli ai malati oncologici avviene tramite apposite associazioni che si incaricano della raccolta delle ciocche e la conseguente consegna delle parrucche ultimate. Tuttavia, dall'indagine emerge che dietro la consegna di 800 grammi di capelli veri, puliti, asciutti, lunghi almeno 25 centimetri e tutti dello stesso colore, l'azienda che confeziona le parrucche ridà in cambio una in fibra sintetica. Quindi il lavoro che svolgono le associazioni e quello di mediare tra il donatore e le aziende produttrici di parrucche. Bene, la domanda che si fanno in molti è: “Dove finiscono i veri capelli che hanno donato?” Mistero ancora irrisolto.

Una cosa è vera però, secondo quanto appreso dai siti delle associazioni più note del settore, “Un angelo per capello” e la “Banca dei capelli”, consegnano le ciocche vere e 100 euro all'azienda Calviclinica per ricevere una parrucca artificiale da concedere gratuitamente ai malati.

“Un certo mercato intorno ai capelli”

Ad un certo punto la questione inizia ad essere un tanto spinosa.

Il quotidiano ha interpellato direttamente l'amministratore delegato della Calviclinica, Lorenzo Munafò. Il quale ha sottolineato con molta franchezza che i capelli veri ricevuti dalle associazioni servono per confezionare parrucche da vendere ai loro clienti. Tale come è stabilito dal contratto e consultabile online. A tutto ciò, i giornalisti non sono riusciti ad avere alcuna dichiarazione da nessuna delle due associazioni. Ma hanno recepito tutto il disappunto della Lega Italiana per la Lotta contra i Tumori e della Onlus “Una Stanza per il Sorriso”.