Il silenzio è stato in questi anni il compagno fedele di Totò Riina, un silenzio rotto solo da un interrogatorio nel corso del quale il boss dei corleonesi aveva sostenuto la sua totale estraneità ad ogni azione di stampo mafioso, negando perfino l'esistenza stessa della mafia. Un silenzio che può apparire, già di per sé una prova tacita di colpevolezza, ma che, nella logica di questa onorata società, caratterizza il comportamento dell'esponente di spicco, del capo.
E Riina, fedele al suo ruolo, fino a ieri ha assistito dal carcere di Opera, nel milanese, allo svolgersi del processo che vede coinvolti rappresentanti dello Stato, da un lato, e affiliati di rilievo di Cosa nostra, dall'altro.
Il patto Stato-mafia
Difficile stabilire le responsabilità e le persone coinvolte negli atti criminali che videro nel '92 il concretizzarsi di vere e proprie stragi, quando l'omertà e le false verità caratterizzano un processo nel corso del quale la Procura di Palermo sta cercando di provare l'esistenza di questo patto tra lo Stato italiano e la mafia. Qualora Riina rispondesse con sincerità alle domande del pm, si potrebbe avere una svolta decisiva e si potrebbe finalmente far luce su questo accordo tra i vertici delle nostre istituzioni e Cosa nostra.
Sulla base di intercettazioni avvenute in carcere e su altre prove, raccolte nel corso degli anni, Riina è stato una figura chiave nei rapporti con lo Stato e, come da lui stesso dichiarato a un suo confidente, sempre in carcere, avrebbe avuto un ruolo significativo nell'omicidio del giudice Falcone.
Il colpo di scena
Quando ieri il presidente della Corte d'Assise, Alfredo Montalto, secondo la prassi della nostra giurisprudenza, a chiusura d'udienza ha chiesto agli imputati se fossero disposti a rispondere alle domande del pm, l'avvocato Anania, legale di Riina, si è avvicinato all'interfono per parlare con il suo assistito.
Questi, dalla sala delle videoconferenze del carcere di Opera, ha sorpreso tutti, dichiarando la propria disponibilità.
Facile intuire il clima di stupore generale e ovvie le domande che caratterizzeranno il futuro interrogatorio del boss corleonese, che probabilmente avrà luogo nel corso dell'udienza del 16 febbraio prossimo.
Riina, tra le altre cose, dovrà finalmente fornire dettagli sul famoso papiello di richieste, avanzate allo Stato, a mezzo di Vito Ciancimino.
Ci si chiede se possano emergere le tante verità nascoste e, soprattutto, ci si interroga sugli altri nomi illustri coinvolti in questo patto criminale. Non resta che attendere l'evolversi del procedimento, con la speranza che giustizia sia fatta.