tortura come ausilio nella guerra al terrore; ripresa dei metodi d'interrogatorio vietati; riapertura delle prigioni segrete della Cia; uso di tecniche quali il famigerato waterbording, il supplizio che simula l'annegamento per interrogare i jihadisti e i sospettati di azioni terroristiche, sì, fortissimamente sì. A dirlo è il neo presidente degli Usa, Donald Trump che dal suo insediamento ha in pochi giorni delineato un'America che sembra pronta a utilizzare armi di attacco e difesa che sembrano più dell'Inquisizione spagnola che del paese 'campione' di democrazia.

Trump ha rilasciato un'intervista esclusiva, la prima dall'inizio del suo mandato, alla Abc News dopo che la stampa americana ha pubblicato una lista di provvedimenti in agenda per ripristinare strumenti di tortura che si credevano lasciati alle spalle, o comunque, se praticati, non legittimati dalla più alta carica dello Stato americano. Il presidente ha detto di voler avviare una revisione radicale dei metodi di lotta al terrorismo per portare avanti la guerra all'autoproclamato Stato Islamico con il solo obiettivo di mantenere gli Stati Uniti al sicuro.

Trump, la tortura 'funziona': i passaggi salienti dell'intervista

Nell'intervista rilasciata all'Abc News, Trump ha fatto riferimento al parere di alti ufficiali dell'intelligence che gli avrebbero riferito che la tortura "works", cioè funziona e bene.

Alla domanda specifica del giornalista sulla tecnica dell'annegamento simulato nota come 'waterboarding', Trump ha risposto citando le torture e atrocità inflitte dai terroristi musulmani: "Quando tagliano la testa dei nostri in Medio Oriente, solo perché sono cristiani; quando lo stato islamico fa cose di cui nessuno ha mai sentito dal Medio Evo, cosa dovrei rispondere del water boarding?

Per quanto mi riguarda dobbiamo combattere il fuoco con il fuoco". Poi ha aggiunto che si consulterà con il nuovo segretario alla Difesa, James Mattis, e con il direttore della Cia, Mike Pompeo, prima di autorizzare qualsiasi nuova politica e di voler far tutto nei limiti di ciò che è permesso legalmente.

Trump, apologia della tortura e ritorno all'era Bush: carceri segrete Cia e Guantanamo

Al di là delle tecniche di interrogatorio, il progetto dell'amministrazione sarebbe di istruire il Pentagono per inviare i combattenti nemici catturati di recente nel campo di prigionia di massima sicurezza di Guantanamo, Cuba, anziché consentirgli una detenzione 'ordinaria' come il presidente Obama avrebbe voluto. Complessivamente i possibili cambiamenti potrebbero segnare un drammatico ritorno al modo in cui l'amministrazione Bush condusse la sua campagna contro Al Qaeda e altri gruppi estremisti. Sean Spicer, portavoce di Trump, interpellato in merito, ha detto che non sarebbe un documento della Casa Bianca, ma non ha voluto commentare ulteriormente.

La bozza di decreto dice che le severe leggi degli Usa devono essere rispettate in ogni momento e respinge esplicitamente la tortura; ma poi di fatto 'riabilita' tecniche vietate da Obama e dal Congresso, e ciò solleva interrogativi e avvia polemiche in Usa e all'estero. Dopo gli attacchi dell'11 settembre, il presidente George W Bush ha autorizzato un programma segreto che ha portato decine di detenuti in località segrete all'estero e a interrogatori 'tattici' che includevano privazione del sonno, percosse e violenze, confinamento in piccole celle, isolamento prolungato, e persino minacce di morte. Alcuni detenuti furono sottoposti al waterboarding.

Nel progetto di Trump, c'è proprio il ripristino del programma autorizzato da Bush nel 2007, poi revocato da Obama.

Trump vuole a sua volta revocare il piano di Obama che voleva chiudere Guantanamo e vietare le tecniche di interrogatorio non previste dal 'The Army field manual' che, nel rispetto delle convenzioni di Ginevra, vieta come metodi di interrogatorio nudità, incappucciamento, percosse, umiliazioni sessuali, minacce con i cani, finte esecuzioni scosse elettriche bruciature e waterboarding.