Sulla testa di Massimo Bossetti pende la "prova regina" dell'intero impianto accusatorio nel processo a suo carico: il DNA di "Ignoto 1" che, per la Procura, corrisponde in modo inequivocabile all'identità del muratore di Mapello, condannato all'ergastolo nel luglio 2016 per l'omicidio di Yara Gambirasio. Uno degli avvocati del pool difensivo, Claudio Salvagni, intimamente convinto dell'innocenza dell'imputato, ha fatto il punto della situazione sulla querelle intorno al DNA mitocondriale mancante. Il legale ha fatto precise dichiarazioni ai microfoni di BergamoPost, indicando le ragioni per cui Bossetti sarebbe innocente.

Un Dna monco: il mistero del mitocondriale

L'avvocato Salvagni ha posto l'accento sul fatto che la traccia di DNA attribuita a Ignoto 1 è priva del mitocondriale, componente che, insieme al DNA nucleare, avrebbe permesso di rendere il materiale "probante e perfetto". Il DNA di Bossetti, dunque, sarebbe da ritenere monco, mentre quello della vittima è presente in entrambe le componenti. Sempre secondo le dichiarazioni di Salvagni, un'altra evidenza tecnica costituirebbe la prima stranezza intorno al materiale repertato: "Il diverso grado di degradazione proteica di DNA della vittima e DNA di Ignoto 1". La traccia riferibile a Yara, infatti, presente sia nella componente nucleare che in quella mitocondriale, presenta chiari segni di esposizione ad agenti esterni (attribuibili verosimilmente alla permanenza del cadavere per 3 mesi nel campo di Chignolo d'Isola, luogo del ritrovamento).

Sulla traccia di Ignoto 1, precisa Salvagni, stranamente tale degradazione è assente. Il DNA attribuito a Massimo Bossetti è quindi puro (in quanto non degradato da agenti esterni) ma manchevole del mitocondriale: per quanto riguarda quest'ultimo, la traccia sarebbe riferibile, invece, ad altro soggetto sconosciuto, esclusi la vittima e l'imputato.

Il DNA mitocondriale è fondamentale

Lo afferma Salvagni, paragonando il DNA di Ignoto 1 al volto di un rapinatore ripreso dalle telecamere di sicurezza, come aveva già detto in aula: "Le telecamere inquadrano il rapinatore che entra col volto scoperto, pistola alla mano, e si vede benissimo il viso, è lui. Poi una seconda telecamera inquadra la nuca del rapinatore, ed è completamente diversa.

Come è possibile? Il viso non corrisponde alla nuca. Qualcosa non va, qualcuno ha sbagliato". Secondo il legale di Bossetti, quindi, il DNA nucleare, al pari del viso del rapinatore, è la prova usata per identificare la persona, ma con tale DNA deve combaciare quello mitocondriale: "Se non combacia c'è un errore", afferma. E sull'assenza del mitocondriale di Ignoto 1, Salvagni sostiene che tale elemento dovrebbe essere considerato un "nodo processuale": per la difesa non si tratta di un cavillo o di un quesito ossessivo e senza senso. Il fatto che di Yara ci siano nucleare e mitocondriale, di Bossetti solo il nucleare e che vi sia il mitocondriale di una terza persona mai identificata "è una questione tecnico-scientifica di fondamentale importanza".

Il test del DNA negato

Lo stesso Bossetti ha chiesto più volte un nuovo test sul DNA che lo ha incastrato al ruolo di assassino. Richiesta rigettata in quanto ritenuta superflua, come ha precisato l'avvocato Salvagni, che su questo aspetto è piuttosto critico: "Non è possibile che sia l'imputato a chiederti di rifare il test che lo ha condannato all'ergastolo e tu non glielo concedi". Una nuova perizia, da condurre stavolta in presenza dei periti della difesa, può essere accolta, afferma Salvagni, perchè la quantità di DNA è tanta, ci sono ancora campioni utili a nuovi test. Condannare un innocente è il rischio del mancato accoglimento della richiesta, che emerge dalle parole del legale: "Non ci dimentichiamo che tutti noi siamo uguali al 99%. Ci giochiamo la differenza tra me, lei e gli altri in un misero 1%. Se si sbaglia ad analizzare quell'1% cambia tutto, cambia la persona".