Si tratta di un codice criminale in piena regola quello utilizzato durante le attività illecite di alcuni gruppi criminali di rom e sinti. Una sorta di esperanto che, fino ad ora, ha permesso a queste persone di accordarsi su luoghi, obiettivi e vie di fuga, senza correre il rischio di essere capiti dalla polizia. Così, dopo lunghe indagini, ore ed ore di ascolto di intercettazioni telefoniche e, probabilmente, anche grazie alle delucidazioni di alcuni imputati, le forze dell'ordine sono riuscite a stilare un prontuario che senza dubbio renderà più agevoli le operazioni investigative.

Il dizionario

Sono moltissime le parole che sono state decifrate, tanto da impedire a chiunque non fosse un complice di poter capire le conversazioni. Ad esempio la parola "caramaschera" ha il significato di pistola ed i "bicu" sono i proiettili, o ancora l'auto utilizzata per compiere i furti si chiama "marsina" e le chiavi per metterla in moto "clidi", la cassaforte di un bancomat viene definita "zorli" e "andare vec" significa andare a rubare. Metti la "ciorda" nella "birda" vuol dire che la refurtiva deve essere messa nella borsa. Le "scarape" sono le prigioni ed i "bedi" indicano i poliziotti ed i carabinieri, nel caso dovessimo sentire nominare la parola "love" è bene sapere che non si sta parlando di amore, bensì di soldi.

Un antifurto viene chiamato "anticiorape", "raclo" è ragazzo, "racatastro" è avvocato e quando una persona viene definita "narvalo" significa che è pazza.

Le indagini

Grazie al lungo lavoro di poliziotti e carabinieri, con il coordinamento del sostituto procuratore di Padova, finalmente quelle che prima risultavano essere solamente conversazioni incomprensibili ora hanno un senso.

Chiaramente gran parte delle parole presenti nel nuovo dizionario non sono state rese note ai giornali, in quanto riservate alle forze dell'ordine che potranno più facilmente individuare gli obiettivi delle organizzazioni di criminali.