Il sistema scolastico nel corso degli anni è cambiato molto. Se dovessimo fare un paragone con gli aneddoti che ci raccontavano i nostri nonni riguardo ciò che accadeva tra i banchi di Scuola ci renderemmo conto che, anni fa, gli insegnanti erano figure molto più severe ed autoritarie. Invece negli ultimi tempi capita di leggere notizie di genitori che si lamentano del lavoro svolto dai docenti, spesso sminuendone l'autorità anche di fronte ai figli.

Il rispetto è fondamentale, ed è importante ricordarsi che non dev'essere una cosa a senso unico, ma che anche gli studenti ne hanno diritto.

Purtroppo però, non sempre le cose vanno nel verso giusto, proprio come è successo alcuni giorni fa in una scuola media della provincia di Frosinone, dove un'insegnante ha obbligato un alunno di 12 anni a pulire il pavimento del bagno sporco di urina.

Cos'è accaduto a scuola

La famiglia, che ha denunciato il fatto ed ha provveduto a contattare un avvocato affinché venga avviata una procedura penale nei confronti dell'insegnante, racconta che il ragazzo, durante la ricreazione, ha utilizzato il bagno e, una volta rientrato in classe, è stato accusato dalla propria professoressa di aver fatto pipì sul pavimento vicino al water. Dapprima il giovane ha negato, ma data l'insistenza della donna che lo ha minacciato, dicendogli che sarebbe stato sottoposto all'esame del DNA, ha ceduto e ha raccontato in lacrime di aver sporcato il pavimento per sbaglio, in quanto qualcuno, per fargli uno scherzo gli avrebbe aperto la porta.

Così è stato obbligato dall'insegnante ad andare a pulire il pavimento, sotto gli occhi di tutti i compagni.

L'umiliazione

Ovviamente il dodicenne è tornato a casa mortificato e profondamente umiliato e né la madre, né la sorella, si capacitano del comportamento della docente. Raccontano che è un ragazzino educato e pulito che, se realmente ha sporcato per terra, non l'ha fatto di proposito.

Dopo la vergogna provata non vuole più andare a scuola, e la sorella sottolinea che sarebbe stata sufficiente una nota di richiamo e, in un secondo momento, ci avrebbe pensato la famiglia a rimproverarlo, senza però arrivare ad una punizione così eccessiva.