La vicenda del muro di confine con il Messico che Trump vuole costruire, o meglio rafforzare ed estendere perché in parte già esiste, sta diventando una storia infinita che si tinge di giallo inteso sia come il colore simbolo di mistero che di stravaganza: e infatti si aggiunge, è il caso di dire, ogni giorno, un pezzo che arricchisce la vicenda di contorni paradossali se non da fantapolitica.

Pare che Trump abbia minacciato il presidente messicano Enrique Pena Nieto con cui i rapporti non sono iniziati all'insegna della distensione, di inviare l'Esercito americano in Messico per occuparsi della questione dei 'bad hombres', uomini cattivi, che affollerebbero il paese: questa sarebbe la trascrizione ottenuta dall'Associated Press della telefonata intercorsa tra i due presidenti all'indomani del decreto della Casa Bianca per costruire il muro.

Intanto l'immensa opera pubblica da realizzare fa gola a qualcuno: come costruttore dell'opera si è fatto avanti, a sorpresa, l'autoproclamatosi 're dei Rom', Dorin Cioba.

Muro, il volontario rom che vuole costruirlo a prezzi stracciati

Cose da turchi, anzi da rom. Dorin Cioaba, che si è autoproclamato re dei rom, si è 'candidato', o meglio ha proposto a Trump di far costruire il muro alla comunità rom che abita negli Usa. Sembrerebbe una boutade, una provocazione e invece l'uomo fa sul serio, almeno quanto fa sul serio Trump a cui, tramite l'agenzia stampa in lingua rumena Mediafax, ha lanciato un'offerta. "Sappiamo che il presidente è molto determinato nelle sue decisioni e che costruirà quel muro - ha detto il 're' - Noi siamo 18 milioni in tutto il mondo e alcune migliaia vivono proprio in America.

Potremmo costruire noi quel muro a prezzi molto vantaggiosi".

Ha precisato che i rom sono buoni artigiani nella lavorazione del ferro e del cemento e possono svolgere anche il lavoro di progettazione. Ancora non l'ha fatto, ma Cioaba ha detto che invierà una lettera a Trump per congratularsi della sua elezione e in essa aggiungerà la formale richiesta con allegati alla proposta, disegni e schizzi del muro 'versione rom'.

"La nazione Rom ha una situazione finanziaria molto precaria e ha bisogno di lavorare", ha chiarito Cioba. E pensare che lo stesso re aveva invitato i rom che vivono negli States a votare per Hillary Clinton. Ma ora, miracoli della Politica, ha subito aggiustato il tiro.

Non si è fatta attendere la risposta dell'ambasciatore americano in Romania, Hans Klemm: "Non posso commentare, posso però dedurre dalle precedenti dichiarazioni che il presidente Trump preferirebbe che a costruire il muro fossero gli americani".

Trump, il muro e la minaccia di inviare l'Esercito

Trump ha ben altro cui pensare. Le agenzie di stampa hanno battuto la notizia secondo la quale il presidente Usa in una telefonata intercorsa tra lui e il collega messicano, dopo aver firmato il decreto esecutivo per la costruzione del muro in Messico, lo avrebbe minacciato di inviare l'U.S. Army se non fermerà i 'bad hombres', gli uomini cattivi. "Avete un sacco di bad hombres laggiù, non state facendo abbastanza per fermarli. Penso che i vostri soldati abbiano paura, i nostri no, potrei inviarli laggiù per occuparsi della questione", avrebbe detto the Donald.

Ma il ministro degli Esteri messicano si è affrettato a smentire la telefonata: "è un assoluta falsità fatta con un'evidente cattiva intenzione perché i due presidenti sono d'accordo di continuare a lavorare e gli staff dei due paesi continueranno a incontrarsi per giungere a un'intesa positiva".

La trascrizione ottenuta dalla Associated Press sarebbe "un documento non accurato".

Dalla Casa Bianca al momento nessun commento. L'intesa comunque non sembra profilarsi all'orizzonte: non ci sono santi, per Trump su chi debba pagare la costruzione. Certo non i rom.