Il lungo percorso giudiziario sul caso Scazzi finisce con la condanna definitiva al carcere anche per Michele Misseri: per lui 8 anni di reclusione che ha iniziato a scontare immediatamente dopo la sentenza di Cassazione che ha confermato l'ergastolo per le due donne della sua famiglia, Cosima Serrano e Sabrina Misseri. Si chiude così il cerchio attorno al terzetto che in questi anni ha messo in piedi una parata di j'accuse, chiamate in correità, mea culpa e ritrattazioni.

Una sentenza arrivata dopo una Camera di consiglio di circa 11 ore. Il fratello di zio Michele, Carmine Misseri, ha ricevuto una condanna definitiva ridotta di un anno rispetto alla sentenza di secondo grado: sconterà 4 anni e 11 mesi in carcere.

Michele Misseri condotto in carcere

Nel tardo pomeriggio di ieri, 21 febbraio, Michele è stato tradotto in carcere per scontare la pena detentiva confermata in Cassazione. Un epilogo di cui lo stesso si è stupito, in quanto contava di poter ancora dimostrare le sue "verità" prima che la Suprema Corte emettesse la sentenza, ormai definitiva. Il legale di zio Michele, Luca Latanza, ha infatti dichiarato: "Michele Misseri ha scritto lettere a Sarah in cui chiede perdono. Lui è molto provato, si aspettava di svolgere un altro giudizio di merito per portare avanti la sua tesi. Non si aspettava una conclusione così rapida. Il processo, oggi, dal punto di vista giuridico si è concluso". Ma tanto rapida non è stata, in verità, la vicenda processuale sulla morte di sarah scazzi: 7 anni di udienze che hanno fatto emergere la drammatica esecuzione della quindicenne in una sorta di dinamica omicidiaria "a conduzione familiare".

Il percorso di zio Michele

"Un delitto con una dinamica mai vista nemmeno a livello internazionale", lo ha definito così la criminologa Roberta Bruzzone nel suo intervento a Porta a Porta in merito alla condanna definitiva di Cosima e Sabrina. La Bruzzone ha spiegato che l'uomo ha fatto un vero e proprio "percorso" personale all'interno della vicenda, durante i quasi sette anni di esposizione mediatica a cui si è sottoposto.

Misseri, dapprima apparentemente "succube" in toto della presunta dinamica matriarcale consolidatasi in casa sua, ha pian piano acquisito, secondo la criminologa, un comportamento sempre più lucido e consapevole: durante un incidente probatorio ha fermamente accusato la figlia Sabrina di essere l'assassina, senza peraltro mai chiamare in causa sua moglie Cosima, con una descrizione chiara e sicura di quanto accaduto ad avetrana quel 26 agosto 2010. Questo sviluppo comportamentale del Misseri denoterebbe un carattere autonomo e non del tutto assoggettato alla moglie, nonostante questa abbia sempre rappresentato per lui un idolo da adorare.