Ancora un grave caso di commistione tra tifoserie calcistiche e delinquenza, questa volta a Bergamo: nella mattinata di martedì 7 marzo 2017 la Squadra Mobile di Bergamo e lo Sco della Polizia di Stato hanno agito su tutto il territorio per portare in arresto diversi esponenti del gruppo ultras dell'Atalanta, da decenni tra i "scalmanati" d'Italia e protagonisti spesse volte di scontri con le tifoserie avversarie e le Forze dell'Ordine. Ma questa volta c'è di più, ovvero le accuse sono anche per spaccio di droga e rapine: non che sia una novità purtroppo, queste attività criminali sono ormai diffuse e non poco tra le curve degli stadi (almeno per alcune).

Tra gli indagati anche Francesco Buonanno, figlio del procuratore capo di Brescia, a cui è stato imposto l'obbligo di firma in Questura al sabato e alla domenica.

Il nome della vasta operazione attuata dalla Polizia è "Mai una gioia", frase tipica dello slang giovanile e utilizzata anche dagli ultras dell'Atalanta in varie occasioni. Le indagini hanno preso il via già nel 2015, da quello che si apprende dai principali organi di stampa in contatto con gli inquirenti, e da quello che si capisce avrebbero avuto un'accelerata dopo i gravissimi scontri avvenuti in occasione di Atalanta-Inter del 16 gennaio 2016, quando i tifosi orobici si scontrarono con le Forze dell'Ordine.

Ultras dell'Atalanta: lo spaccio di droga come "attività sistemica"

A quanto pare era prassi che, in occasione di tali azioni delinquenziali, gli ultras della squadra bergamasca si "caricassero" consumando stupefacenti, in particolare cocaina. Le indagini sono giunte a scoprire che tra gli ultras dell'Atalanta era attivo un giro di spaccio, a quanto pare gestito da alcuni tifosi - tra cui un 63enne e un 73enne, tra gli indagati di oggi - con il supporto di un cittadino serbo e di uno albanese.

Questa mattina sono state colpite dai provvedimenti 20 persone: 11 sono finite in carcere, 9 invece sottoposte ad altri provvedimenti. Tra queste anche Buonanno, come detto più sopra.

A proposito dello spaccio di droga, che insieme alle violenze e alle rapine è tra i capi di accusa, il direttore dello Sco, Alessandro Giuliano, ha affermato che era "una attività sistemica per parte degli ultras nei confronti dei supporter", tanto che si organizzavano spedizioni punitive per il recupero dei crediti legati alla compravendita.