Alitalia è entrata, con i risultati del referendum del 24 aprile, nella sua terza crisi. Dopo una prima fase critica iniziata nel 2000 (legata alla concorrenza delle compagnie 'low cost'), seguita da una seconda il 24 aprile 2008, con la vendita ad Air France senza successo, siamo adesso nel culmine della terza. Nell'immediato, il referendum che ha messo nelle mani dei lavoratori dell'azienda di Alitalia l'ultima decisione apre la strada a due scenari: la liquidazione della Compagnia di bandiera e il suo commissariamento.
Ragioni del 'No' al Referendum
Il referenum del 24 aprile è stata una doccia gelata e inaspettata per tutti: in primis per i sindacati, le aziende e il governo e in secondo luogo per gli stessi lavoratori di Alitalia. Le esortazioni del premier Gentiloni a votare in favore dell'accordo precedentemente trovato tra aziende e sindacato (la notte del 13 aprile) sono cadute nel vuoto. 'No' hanno votato in modo pressoché unanime gli assistenti di volo, maggiormente colpiti dall'eventuale accordo. Che avrebbe previsto il taglio dello stipendio dell'8% e uno ulteriore ai riposi annuali. Ma anche tra il personale di terra (nella cui categoria la vittoria del sì avrebbe significato 980 esuberi) avrebbe votato a favore solo 1/3.
No alla capitalizzazione di Alitalia
Fallito l'accordo tra lavoratori, aziende e sindacati, anche l'extrema ratio è venuta a crollare. I 2 miliardi promessi dalle banche Intesa Sanpaolo e Unicredit per salvare Alitalia non saranno più stanziati e il commissariamento è dietro l'angolo. Alitalia non ha più liquidità e ieri, 27 aprile, si è riunito il Consiglio di amministrazione tra il ministro delle Infrastrutture Delrio, Carlo Calenda(sviluppo economico) e Giuliano Poletti(Lavoro).
I temi sul tavolo: la verifica della liquidità rimanente e la richiesta di una procedura di "amministrazione straordinaria".
Rassicurazioni di Carlo Padoan e futuro Alitalia
Il ministro all'Economia ha rassicurato gli Italiani sul futuro della Compagnia di bandiera: "La prosecuzione dei voli programmati, come la validità dei biglietti prenotati e il programma Millemiglia sono garantiti".
Di fatto però le prenotazioni all'indomani del referendum sono crollate e una ulteriore nazionalizzazione della Compagnia è stata esclusa da Padoan: "Non è pensabile di far ricadere sulle tasche dei cittadini, per l'ennesima volta, il salvataggio di una Compagnia, privatizzata per metà con Etihad". E' prevista per oggi la scelta dei nuovi commissari. I nomi sono quelli di Luigi Gubitosi (ex direttore generale RAI e manager di Fiat prima di Marchionne), Enrico Laghi, Mauro Moretti (ex ad di Ferrovie) e Domenico Campella. Tra questi, l'ultimo è responsabile del risanamento della Compagnia tra il '96 e il 2000 (tentativo di un'alleanza, poi non riuscito, con Klm, la Compagnia olandese). Sembra che si voglia tentare il tutto per tutto per salvare la Compagnia: non solo perché è necessario che l'Italia abbia una propria compagnia di bandiera.
Ma soprattutto per la credibilità a livello internazionale. C'è chi rinviene nell'impiego eccessivo di voli 'low cost' il declino di Alitalia(49% dei voli). Ma c'è anche chi, come Augusto Fantozzi(ex commissario di Alitalia dal 2008-2011) propone di convertire la Compagnia in un'impresa di Stato e di ricorrere a un "prestito pubblico del Tesoro da riconvertire in azioni".