E poi si scopre l'inimmaginabile: il caso si chiude con una 'sorpresa' terribile e amara. È stata la donna che le ha dato la vita, sua madre, a chiudere il corpo morto della ragazza di 27 anni di origine russa, nel trolley trovato sabato 25 marzo nel canale del porto di Rimini. Una madre 'terribile' perché disperata e sconvolta per le conseguenze mortali dell'anoressia della figlia.

Svolta nel giallo, dal mare affiora prima il trolley, e poi la verità

Tutto è cominciato due fine settimane fa quando, incuriositi da un trolley blu che galleggiava nelle acque del canale del porto di Rimini accanto allo scafo della loro barca, due uomini l'hanno issato, portato sul molo, aperto e scoperto che c'era un cadavere di una donna.

Sulle prime, si era ritenuto erroneamente che si trattasse di una donna asiatica, il che aveva fatto pensare che potesse essere il corpo di Xing Lei Li, la cinese di 36 anni, scomparsa da una nave da crociera in cui viaggiava con il marito e i due figli e mai più vista dallo scorso 10 febbraio.

A seguito di indagini, riscontri quali autopsia e verifica delle impronte digitali, la squadra mobile di Rimini ha scoperto che il cadavere è di una ragazza russa che aveva regolare permesso di soggiorno e residenza a Rimini, morta di anoressia. Ma mancava un tassello a completare il quadro anomalo: chi e perché avesse gettato la povera ragazza in mare, in quel trolley blu, dopo aver avvolto il suo corpo che non presentava alcun segno di violenza, e quindi non poteva essere stata uccisa, in sacchi dell'immondizia.

Un rito di sepoltura segreto

Ora la risposta, sconvolgente, c'è: è stata la madre. Gli inquirenti ritengono che la madre della ragazza russa, una signora di 48 anni, badante, abbia vissuto il calvario dell'anoressia della figlia che era stata anche più volte ricoverata in ospedale, assistito alla sua morte; quindi l'abbia vegliata per una settimana, poi l'ha chiusa nuda nel trolley, forse per non permettere di identificarla, e l'ha gettata nelle acque dell'Adriatico, finché dopo due giorni è stata trovata e ripescata.

Dopo aver compiuto questa anomala sepoltura, un rito funebre nascosto e segreto, forse in stato mentale alterato, la mamma è volata a Mosca.

I fondati sospetti di un amico

La svolta decisiva al caso è arrivata grazie alla testimonianza di un amico della donna che, avendo appreso del trolley ritrovato con il cadavere di una ragazza russa, si è insospettito e ha contattato la mamma incalzandola con domande.

In un primo momento la donna, schernendosi sosteneva di essere a Mosca per risolvere pratiche per la morte di sua madre e di aver portato anche la figlia malata con lei per farla visitare da uno specialista. Ma le chiamate giungevano da un'utenza italiana. In seguito ha chiamato da un cellulare estero perché giunta realmente a Mosca.

Alla domanda diretta dell'amico su che fine avesse fatto sua figlia, è crollata e piangendo ha confessato di aver fatto quello che è noto. Inutile se non impossibile cercare un perché a un simile comportamento materno, eccetto che nella dilatazione del dolore con un connotato di vergogna.