Una vicenda decisamente complicata quella che vede come protagonista il 35enne Gabriele del Grande, giornalista e documentarista italiano attualmente recluso all'interno del centro di detenzione amministrativa in Turchia. Al vice-console italiano di Smirne e al suo interprete, nella giornata di ieri (mercoledì 19 aprile 2017), è stato impedito di raggiungere il ragazzo per poter dar vita a un dialogo decisivo, o quantomeno chiarificatore. Né tantomeno è stata concessa la possibilità al reporter di incontrare il suo legale. E così, inevitabilmente, la tensione tra Roma e Ankara è aumentata.

L'ultimo contatto avuto da Del Grande con l'esterno risale allo scorso martedì, quando, in una telefonata ai familiari, aveva annunciato l'avvio di uno sciopero della fame in segno di protesta. Dopodiché, il nulla. Da quel momento in poi il reporter è rimasto in completo isolamento all'interno del centro di identificazione ed espulsione di Mugla, una città della Turchia mediterranea. Angelino Alfano, nostro ministro degli Esteri, ha contattato immediatamente il suo omologo di ruolo Mevlut Cavusoglu, chiedendo il rilascio immediato del ragazzo, senza sé e senza ma. Secondo fonti turche, il prossimo venerdì il consolato italiano stanziato in Turchia potrà incontrare Del Grande.

Cosa è successo?

Gabriele Del Grande è stato bloccato nella provincia di Hatay, territorio turco confinante con la Siria, area di transito in cui non di rado si incontrano rifugiati che fuggono dalla guerra con foreign fighters che, invece, la guerra stanno andando a combatterla. Il reporter si trovava lì per raccogliere materiale necessario per la stesura del suo ultimo libro, Un partigiano mi disse.

Un'opera incentrata sulla guerra in Siria e, più specificatamente, sulla nascita dell'Isis. Obiettivo del giornalista era quello di intervistare alcuni profughi siriani; fatto, questo, che potrebbe aver insospettito la Gendarmeria. Ancora non c'è chiarezza sul reato che avrebbe commesso Del Grande. L'ipotesi più plausibile è che il giornalista italiano fosse privo di un permesso stampa, documento che consente al Direttorato dell'informazione turco di tracciare fedelmente i giornalisti stranieri che operano in Turchia.

Una vicenda di delicata risoluzione

Luigi Menconi, presidente della Commissione diritti umani, non sembra esser molto positivo sulla rapida risoluzione della vicenda. Parla di procedure di rimpatrio che potrebbero esser piuttosto lunghe e complicate da gestire, in quanto, nelle presunte accuse a carico di Del Grande, si ravviserebbero "profili di sicurezza nazionali". Situazione ulteriormente complicata anche dalle ampie e note restrizioni alla libertà di stampa adottate dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Negli ultimi mesi sono stati arrestati all'incirca 100 giornalisti, considerati scomodi per le inchieste da loro condotte. Dialogare democraticamente con un Paese che si sta avviando verso una ulteriore svolta autoritaria non è affatto cosa semplice.