In Cina vi sono palesi ostacoli alla libertà religiosa, almeno stando a quanto ha dichiarato recentemente l'associazione Human Rights Watch. In tale nazione, il Governo avrebbe introdotto norme che vietano ai genitori di mettere ai figli nomi che richiamano l'estremismo islamico, o comunque di chiaro stampo musulmano. Ecco, allora, che in Cina è vietato affibbiare ai propri figli nomi come Jihad, Muhammad, Mecca e Medina. Ovviamente, sono tabù anche nomi come Saddam e Arafat. Il problema è che le autorità di nessuno Stato dovrebbero proibire di chiamare i bimbi in un certo modo per motivi religiosi o altre ragioni.
Per Human Rights Watch ciò rappresenta una limitazione della libertà.
La crociata cinese contro l'estremismo religioso
L'obiettivo della Cina è contrastare l'estremismo religioso, dunque non bisogna stupirsi se nello Xinjang i bimbi non possono assolutamente chiamarsi Jihad, Muhammad o altro. Lo ha sottolineato anche la direttrice della sezione cinese di Radio Free Asia, Sophie Richardson, secondo cui quello relativo al nome è solo l'ultimo di una lunga serie di regolamenti mirati a circoscrivere la libertà religiosa. In realtà, nello Xinjang vivono gli Uiguri, un popolo che segue l'Islam e che la Cina sta cercando, da tempo, di assoggettare; un po' come avviene in Tibet. Lo Xinjiang è un'area autonoma che, però, la Cina vuole ostinatamente dominare.
In quella zona autonoma della Cina, dall'attentato dell'11 settembre a oggi, è cambiato poco, anzi le cose sono peggiorate. Recentemente l'Isis ha pubblicato un video ritraente diversi soldati uiguri che avvisano le autorità cinesi sul fatto che potrebbero portare la guerra al di fuori dello Xinjiang.
Il pugno duro della Cina contro gli uiguri
Col passar del tempo, l'atteggiamento della Cina nei confronti degli islamici è diventato fortemente rigido. Inizialmente, aveva bollato come terroristi tutti gli indipendentisti; oggi, invece, reputa terrorista ogni islamico. Insomma, la vita è diventata veramente dura per chi vive nello Xinjiang. Sembra che agli uiguri sia stato imposto di consegnare il passaporto alla Polizia.
L'importante documento potrà essere riconsegnato al titolare solamente dopo un iter articolato e lungo. Senza contare le nuove norme che vietano il velo e la barba lunga. Per Human Rights Watch la recente normativa che riguarda i nomi rappresenta una 'restrizione assurda' perché scegliere il nome che il proprio figlio dovrà portare per tutta la vita riguarda la sfera privata.