“Ci dobbiamo sentire tutti responsabili, da questa terribile vicenda ne usciamo sconfitti”. Lo ha affermato il Procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, nel commentare la morte di Maria Rita Logiudice, giovane di soli 25 anni che domenica ha deciso di suicidarsi lanciandosi dal balcone di casa propria.

Il malessere che covava al suo interno ha preso così il sopravvento. La giovane, un padre in galera, era la nipote di Luciano e Nino, boss della nota ‘ndrina dei Logiudice, famiglia ‘ndranghetista tra le più importanti a Reggio Calabria. Laureata nello scorso mese di dicembre in Economia, Maria Rita si era iscritta alla Laurea Magistrale e circa un mese fa aveva fatto un viaggio a Francoforte e Bruxelles, per visitare la sede della Banca Centrale e gli uffici della Commissione Europea.

E’ stato “Il Fatto Quotidiano” a riportare per primo la notizia della scomparsa della ragazza che, secondo le prime ipotesi, sarebbe stata schiacciata dal peso del contesto familiare in cui viveva. Talmente insopportabile da decidere di farla finita una volta per tutte. La Procura ha avviato un’indagine per cercare di chiarire le cause della tragedia, la ragazza non ha lasciato ai propri familiari alcun messaggio. Per domani, invece, in Prefettura, sempre a Reggio Calabria, è stato convocato il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che avrà come tema principale proprio il disagio sociale che vivono o potrebbero vivere alcuni giovani appartenenti a famiglie di 'ndrangheta.

Una storia che trasmette amarezza.

“Se noi diciamo ai ragazzi 'cambiate vita' e poi non siamo in grado di sostenerli – ha detto il Procuratore De Raho – allora il cambiamento che tutti auspichiamo non arriverà mai”. L’obiettivo è quindi prevenire fatti come questi, affinché non accadano più. “Se qualcuno si emancipa, studia, vuole liberarsi dalla famiglia di 'ndrangheta cui appartiene, credo che a questi dobbiamo dare il massimo sostegno, dobbiamo fare tutto il necessario per aiutarlo”, ha concluso Cafiero De Raho.