Rientrata al lavoro dopo una seconda maternità e con ben 15 anni di esperienza in azienda, una donna ha trovato un'amara sorpresa: la sua mansione non esiste più, è stata soppressa durante la sua assenza, e le è stata consegnata la lettera di licenziamento.

La lavoratrice, 36 anni, impiegata alla Reggiani Macchine di Grassobbio, azienda in provincia di bergamo specializzata nella produzione di macchinari per la stampa e il finissaggio del settore tessile, ha avuto subito la solidarietà dei 230 dipendenti che tutti ieri mattina hanno scioperato davanti ai cancelli della fabbrica.

Neomamma licenziata, la solidarietà dei colleghi

Dall'ottobre del 2002, la neomamma licenziata era impiegata nell'azienda con mansioni amministrative nel settore dei pagamenti. Rientratata al lavoro ad agosto dopo la seconda maternità, mercoledì scorso ha ricevuto il "benservito"e si è rivolta ai sindacati.

L'azienda con 230 dipendenti e un fatturato di circa 100 milioni di euro, da meno di 18 mesi è stata acquistata e assorbita dalla californiana Efi, Electronics For Imaging. I sindacati avevano già convocato un'assemblea per discutere del contratto interno. Ma quando 230 tra operai e impiegati hanno saputo cosa era accaduto alla loro collega neomamma, allarmati dalle logiche aziendali, sono entrati immediatamente in sciopero per un'ora davanti ai cancelli dell'azienda, chiedendo il ritiro del licenziamento e il ripristino di un sistema di relazioni corrette.

Scontro in atto tra l'azienda e i sindacati

Tra Fim Cisl, Fiom Cgil e l'azienda americana, c'è uno scontro in atto. Secondo fonti sindacali, da nove mesi a questa parte, cioè da quando la neomamma è tornata al lavoro, non ci sarebbe stato alcun tentativo di ricollocarla, anzi sarebbe stata frettolosamente liquidata. La preoccupazioni è che la proprietà, con modi "all'americana", cioè senza una motivazione convincente e bypassando i sindacati, voglia licenziare allo stesso modo altri lavoratori.

Ma Adele Genoni, general manager della Reggiani Efi, dà una versione dei fatti opposta: l'azienda è in crescita, assume, integra al meglio le colleghe che rientrano dalla maternità, i posti di lavoro non sono a rischio. Ma nel caso specifico della lavoratrice licenziata per "giustificato motivo oggettivo e soppressione della mansione", non è stato possibile ricollocarla perché la sua qualifica non lo permetteva.

La manager sostiene che la maternità non c'entri niente con il licenziamento, e che al contrario la dirigenza abbia avviato un'iniziativa proprio per sostenere le donne che lavorano nell'azienda.