Con oltre 23 milioni di voti ricevuti il moderato Hassan Rouhani ha vinto le elezioni ed è stato rieletto presidente dell'Iran, con una percentuale di preferenze del 57%. Il rivale e conservatore Ebrahim Rais non è andato oltre il 38% che equivale a circa 15 milioni di voti. Altissima la percentuale di votanti che è arrivata al 73%: si sono espressi circa 56,4 milioni di aventi diritto su una popolazione di oltre 79 milioni.

In Iran nel passato i conservatori con l'ex presidente Ahmadinejad avevano conquistato il potere - dal 2005 al 2013 - e non passava giorno in cui tutti i giornali del mondo riportavano notizie legate alla sua figura e alle sue iniziative.

Tristemente famose le notizie sulla negazione dell'Olocausto, quelle sulla bomba atomica iraniana, le immagini in cui si ritraeva l'ex presidente accanto alle centrifughe che servivano per l'arricchimento dell'uranio, le accuse di brogli e le relative manifestazioni di piazza dell'anno 2009 quando Ahmadinejad fu rieletto.

Oggi con questo risultato elettorale l' Iran vuole cambiare pagina

Grande festa in Iran per il risultato elettorale, i giovani sono scesi in piazza ed esprimono con manifestazioni di giubilo la loro speranza per un Iran migliore, con maggiori aperture verso la cultura occidentale e con maggiori libertà nella loro patria. Da parte dei giovani vi è quindi la speranza di un futuro migliore, sono felici del risultato elettorale e in piazza distribuiscono a tutti nastrini verdi e viola che rappresentano i colori della campagna elettorale di Rouhani.

Alcuni contestano a Rouhani di avere speso più tempo per migliorare i rapporti con il mondo occidentale, rispetto a quello dedicato per ottenere maggiori libertà in patria, ma non mollano e sperano e credono nel futuro. I giovani chiedono come primo atto al presidente rieletto di liberare i prigionieri perché Rouhani durante la sua campagna elettorale aveva speso parole contro giudici definiti ultraconservatori e contro le forze della sicurezza che ancora oggi in Iran limitano fortemente la libertà di pensiero e di parola.

Vedremo se durante il suo mandato il presidente riuscirà a mantenere la promesse elettorali o se, come spesso succede, rimarranno solo parole. La speranza è che inizi davvro un nuovo periodo per la nazione iraniana, un vero rinascimento. Tutto il mondo ha la necessità di avere guide illuminate e moderate che attraverso il dialogo possano portare veramente pace e non creare o incrementare i conflitti e le differenze già esistenti.