Matteo Corati è un apprezzatissimo regista e scenografo ma soprattutto è un figlio, che sta lottando con le unghie e con i denti per ottenere una vera spiegazione per quanto è capitato a sua madre Antonella ben 14 anni fa e che ha quindi deciso di raccontare la sua storia al Secolo XIX. La donna, che all'epoca aveva 40 anni, si recò al San Raffaele di Milano per effettuare una coronografia, volta al controllo di un soffio al cuore. Lo staff però, decise di sottoporla con urgenza ad un intervento di plastica alla valvola mitrale. Quando Matteo giunse da Roma all'ospedale, i medici gli dissero che era andato tutto alla perfezione, ma la madre andò in coma e lottò tra la vita e la morte per oltre 2 settimane.

Fortunatamente alla fine Antonella si è risvegliata, ma inizialmente non è stata in grado di parlare, deglutire e vedere bene. La diagnosi ricevuta dalla famiglia è stata oltremodo spiazzante: tetraparesi spastica causata da estese lesioni nei due emisferi cerebrali. Ovviamente la vicenda è arrivata in tribunale e ci sono state diverse perizie, anche se nulla ha condotto ad una reale spiegazione per la sofferenza ipossica cerebrale; la sentenza ha parlato di complicanze che avrebbero potuto essere previste ma non prevenute.

Matteo non si arrende e cerca ancora giustizia

La questione non si è conclusa qui, perché a Corati è stato negato l'appello. Nel frattempo ad Antonella sono stati rimossi quattro elettrodi che le erano stati lasciati all'interno ed un quinto che si trova ad una maggiore profondità è ancora presente nel suo corpo.

Matteo, per supportare la madre sia economicamente che moralmente, ha abbandonato la Capitale. La donna gli è molto riconoscente ma nello stesso tempo prova un grande dolore perché non riesce ad accettare che le venga detto che ciò che le è capitato non abbia una causa precisa. Non dimentichiamo che la donna si è dovuta anche sobbarcare il costo delle spese legali.

A questo punto, con grande fatica, il regista sta cercando di arrivare alla Cassazione anche grazie alla collaborazione di Ugo Ruffolo, l'unico avvocato che si è detto disposto a fare un ultimo tentativo. Corati non vuole rinunciare a provarle tutte ed Antonella è la prima a non rassegnarsi. La donna sa bene che la medicina non è una scienza esatta e che in ogni intervento esiste una piccola possibilità di insuccesso.

Tuttavia è impossibile perdere definitivamente la propria autonomia e sentirsi ripetere che nessuno ha commesso un errore. La speranza, quindi, è che questa lunghissima battaglia giunga ad una conclusione che conferisca un minimo di risarcimento da tutti i punti di vista.