La Guardia di Finanza ha sequestrato, questa mattina, un carico di 37 milioni di pasticche di tremadolo nel porto di Genova. Come indica il Corriere della Sera online, si tratterebbe di un oppiaceo in grado di aumentare enormemente la resistenza al dolore e alla fatica. Infatti viene anche chiamata la 'droga del combattente' oppure la 'droga della jihad' perché è stata rintracciata sia nelle zone di guerra, che nelle cellule terroristiche scoperte in Europa.
Il carico sequestrato dalla Guardia di Finanza, secondo alcune indiscrezioni, dopo lo scalo in Italia, doveva arrivare in libia e precisamente nelle città di Misurata e Tobruk, per poi essere distribuito ai vari pusher e quindi ai militanti e ai combattenti.
Infatti gli inquirenti, oltre a porre l'accento sul quantitativo, estremamente elevato, che è stato sequestrato, fanno rilevare che è stato reciso un importante canale di finanziamento del terrorismo internazionale. Infatti sul mercato internazionale degli stupefacenti, questo tipo di droga, molto richiesta, viene venduta a 2 euro a pasticca. Di conseguenza il carico sequestrato oggi avrebbe un valore di circa 75 milioni di euro.
La Liguria e Genova al centro di un traffico internazionale di stupefacenti?
Il principio attivo alla base di questa droga, come dicevamo, è un oppiaceo. E in Italia è vendibile, tranquillamente, in farmacia. Mentre nei paesi islamici, proprio perché derivato dall'oppio, è considerato una droga.
Quello che ha insospettito la Guardia di Finanza e gli inquirenti è stato il fatto che la nave, inizialmente proveniente dal subcontinente indiano, dove il tremadolo, noto anche come Captagon, è perfettamente legale, dopo uno scalo ulteriore nello Sri Lanka, nella documentazione relativa al carico era sparito il riferimento alle pasticche.
Dai controlli effettuati pero' è stato trovato, nascosto sotto un altro carico di tessuti, diviso in tre container differenti.
Essendo il carico sequestrato dalla Guardia di Finanza destinato alla Libia, è il ragionamento degli inquirenti, il passaggio attraverso la Liguria e, in particolare il porto di Genova, era obbligato.
Non ci sono, infatti, collegamenti diretti tra l'India, base di partenza del carico, e la Libia. Questo, insieme ad altri episodi verificatisi nel passato,sempre relativamente a traffici legati, in qualche modo, al terrorismo internazionale, porta gli inquirenti a ritenere che finora il porto di Genova sia un punto nevralgico per il flusso di denaro e traffici legati al terrorismo.