I fatti sono questi: il 22 ottobre del 2011, Roberta sta per rientrare a casa, smonta dalla sua auto e qualcuno la aggredisce alle spalle. Un quarantenne di nazionalità italiana la deruba e la stupra. Il suo aggressore viene condannato a otto anni e due mesi di carcere, ma quando Roberta richiede al Tribunale di torino l'indennizzo che le spetta, questo le viene rifiutato.

Stupro, cosa dice la direttiva dell'Unione Europea

Le vittime di reati violenti come Roberta hanno diritto a un corrispettivo da parte dello Stato, se l'aggressore non può pagare.

(Direttiva CE n. 80 del 2004). Ma scendiamo più nel dettaglio. Tutti i paesi dell'Unione Europea hanno il preciso dovere di disporre un indennizzo per la vittima. Tuttavia, il rispetto di questa direttiva può rivelarsi più difficile del previsto, perché l'autore potrebbe non avere i mezzi necessari oppure perché non è stato possibile identificarlo. Sempre secondo questa direttiva, le vittime dovrebbero ricevere un adeguato corrispettivo, indipendentemente dal loro paese di residenza o dello Stato dell'UE in cui il reato è stato commesso. Dal primo luglio 2005, tutti i paesi dell'Unione Europea sono tenuti a istituire sistemi nazionali e a cooperare tra loro nell'interesse delle vittime.

Il Tribunale di Torino respinge il ricorso della vittima dello stupro

Come abbiamo visto, la norma prevede un risarcimento statale qualora l'autore del reato non venga identificato o si dimostri indigente. Il ricorso è stato presentato dagli avvocati della donna, Stefano Commodo e Gaetano Catalano, che niente hanno potuto contro il tecnicismo evidenziato in aula.

In buona sostanza, Roberta non avrebbe fatto quanto in suo potere per attestare la nullatenenza del suo aggressore.

La sentenza depositata la settimana scorsa

Si scontra inesorabilmente con un altro verdetto, del tutto opposto. La Corte d'Appello Civile di Milano, negli stessi giorni, ha infatti condannato la Presidenza del Consiglio a un congruo risarcimento (220 mila euro) a favore di due donne, madre e figlia, anche loro derubate e violentate.

Pure questo, com'è ovvio, è stato un evento angoscioso: secondo la ricostruzione degli eventi, la madre avrebbe assistito allo stupro della figlia durante la rapina al loro negozio. Sei romeni sono stati condannati a undici anni di carcere e nella sentenza si evidenzia come i colpevoli non siano in grado di ottemperare al risarcimento in quanto detenuti.