Maria Carmela De Mulo, una donna sarda di 57 anni, per tre settimane si è sottoposta ad una "dieta" a base di acqua. Per 21 giorni, il suo organismo già provato dalla sclerosi multipla non ha assunto altro. Ricorrendo a questa soluzione estrema, la donna sperava di poter sconfiggere la patologia neurodegenerativa da cui era affetta e, per seguire scrupolosamente il trattamento, si era anche trasferita da Cagliari a Perugia. In realtà il suo organismo non ha retto, e la donna è morta.

La vicenda è stata riportata dal marito, il quale ha riferito che la moglie ha seguito la digiuno-terapia che prevedeva l'assunzione di tre litri di acqua al giorno e dei cicli di agopuntura.

L'uomo ha sporto denuncia contro il medico che ha avuto in cura la sfortunata signora: ad ogni modo, soltanto l'autopsia potrò chiarire quali sono state le reali ragioni del decesso della donna.

Il medico difende la digiuno-terapia

Intanto Massimo Melelli Roia, il medico a cui si era rivolta Maria Carmela De Mulo, ribadisce la bontà della sua digiuno-terapia. Intervenendo sul suo sito, questi sostiene che il digiuno è la migliore delle diete possibili, adatto ad eliminare pericolosi nemici della nostra Salute, poiché apporta grandi benefici all'organismo. In un'intervista rilasciata a "Quotidiano.net", ha dichiarato: "La sclerosi è stata la prima patologia autoimmune su cui abbiamo verificato l'efficacia terapeutica del digiuno e quella di cui abbiamo una maggiore esperienza e casistica operativa".

Melelli Roia però, ha anche aggiunto che questo sono delle certezze personali, ma non scientifiche.

Il medico, che risulta indagato per omicidio colposo, si è detto convinto di poter dimostrare la sua assoluta estraneità ai fatti, dato che ormai da trent'anni si occupa di medicina alternativa senza aver mai riscontrato problemi di alcun genere.

In ogni caso, ha dichiarato che si pronuncerà in merito a questa vicenda solo quando saranno comunicati i risultati dell'esame autoptico.

Riguardo, invece, al regime alimentare prescritto a Maria Carmela De Mulo, ha precisato che la dieta a cui è stata sottoposta consisteva nel bere tre litri di acqua al giorno, oppure talvolta delle tisane o delle bevande decaffeinate.

In ogni caso, quando proprio non ce la faceva a resistere ai morsi della fame, la paziente poteva assumere del brodo caldo, o mangiare qualche spicchio di mela.

Intanto sono in corso le indagini da parte della Procura di Perugia che ha provveduto a sequestrare, oltre alle cartelle cliniche presenti nello studio del medico, anche le terapie e i medicinali prescritti alla paziente deceduta.

Digiuno terapeutico: cos'è e quando praticarlo

Il digiuno per un periodo di tempo limitato e sempre sotto la supervisione di un medico, può essere praticato allo scopo di liberare l'organismo dagli accumuli delle scorie. Ogni volta che ci alimentiamo, infatti, il cibo porta energia alle cellule, che producono anche tossine e scorie.

Questi prodotti metabolici di scarto vengono eliminati dal nostro organismo grazie all'attività di reni e fegato, ma anche attraverso la pelle e le vie respiratorie.

Durante il digiuno terapeutico, invece, l'organismo, non assumendo cibo, si nutre esclusivamente delle proprie riserve, dando luogo ad un processo noto come autolisi. Ad ogni modo, il digiuno va escluso categoricamente per le seguenti categorie: donne in gravidanza, chi ha subito trapianti, magrezza eccessiva, oppure nel caso di patologie quali cirrosi o insufficienza renale.