Purtroppo le notizie che sono giunte ieri sera dall'ospedale San Giovanni Bosco sono quelle che non avremmo mai voluto leggere. Erika non ce l'ha fatta, si è spenta ieri sera pochi minuti prima delle 22. Per dodici giorni la speranza non era mai venuta meno, anche se le condizioni della donna erano apparse da subito molto gravi.

Una festa finita in tragedia

Erika Pioletti, 38 anni, originaria di Domodossola, sabato 3 giugno si trovava in piazza San Carlo a Torino insieme al fidanzato, tifoso della Juventus. C'era il maxischermo che trasmetteva le immagini della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, la partita delle grandi occasioni nei sogni dei tifosi bianconeri, l'occasione di fare una grande festa in una gremitissima torino.

In quella piazza c'erano tantissime persone letteralmente accalcate, tutte col naso in su. con gli occhi pieni di attesa e speranza. Poi è scoppiato il finimondo, poco dopo il terzo goal della squadra spagnola si è scatenato il caos tra la folla terrorizzata che ha cominciato ad urlare e spingere forsennatamente nel tentativo di scappare via. Sono stati contati 1.527 feriti, tra questi la più grave era Erika, giunta in ospedale con un infarto da schiacciamento. Nel tentativo di scappare, la gente attanagliata da una paura cieca dovuta a una latente psicosi di attentato, ha iniziato a farsi spazio in tutti i modi pur di mettersi in salvo, schiacciando coloro che erano inciampati e caduti. Il terrore non guarda in faccia nessuno, né donne, né bambini.

Per Erika non c'è stato nulla da fare, il danno cerebrale dovuto all'infarto da schiacciamento era troppo grave e non si è potuto intervenire alcun modo.

Le indagini della Procura

La procura ha aperto un'inchiesta: quella notte in piazza è stata sfiorata la strage. E qualcuno adesso dovrà assumersi le sue colpe, a maggior ragione dopo la morte di Erika, l'opinione pubblica esige delle risposte.

La famiglia di Erika ha deciso di donarne gli organi, nel tentativo disperato di dare un senso a questa morte che, di fatto, non ha alcun senso. Si sta cercando di fare chiarezza sulle responsabilità. Sembra che l'organizzazione dell'evento non sia stata curata nel migliore dei modi: poche vie di fuga mal gestite, vendita di bevande in vetro (i cui cocci hanno contribuito a ferire centinaia di persone) abusiva e tanti altri errori.

La Digos sta indagando da giorni, interrogatori e video dovrebbero aiutare gli ispettori a fare maggior chiarezza su quello che è successo. Le polemiche non si placano, ovviamente tutti se la prendono col sindaco ed il questore. Nei primissimi giorni si era parlato di falso allarme bomba, scatenato da un giovane dopo lo scoppio di un petardo. La Procura aveva aperto un'indagine per procurato allarme, ma successivi accertamenti hanno sbugiardato questa ipotesi.

Misure di sicurezza insufficienti?

Resta il fatto che le peggiori delle ipotesi per un qualsivoglia evento di massa dovevano essere previste in un 'piano di rischio'. Il nuovo fascicolo aperto dalla Procura ipotizza il reato di omicidio colposo, oltre alle lesioni colpose gravissime.

Inoltre è stata aperta un'ulteriore indagine, perché sembrerebbe che in quella bolgia molte persone accusassero difficoltà respiratorie paragonabili a quelle provocate da sostanze urticanti. A quasi quindici giorni dal disastro, il mistero s'infittisce. Oggi la commissione d'inchiesta istituita dal consiglio comunale di Torino è sospesa, in segno di rispetto nei confronti di Erika e di cordoglio nei confronti della famiglia. Il sindaco Chiara Appendino, travolta in questi giorni da una inevitabile pioggia di polemiche, ha dichiarato che sarà proclamato lutto cittadino.