Dichiarazioni pesanti quelle di Giuseppe Graviano, boss di Cosa Nostra, fatte a un compagno di cella nel penitenziario di Ascoli Piceno, in cui una telecamera ha tenuto traccia delle parole scambiate durante le ore d'aria tra febbraio 2016 e l'aprile di quest'anno.
Le frasi pronunciate in un siciliano stretto parlano delle stragi del '92 e del '93. Il mandante dei crimini sarebbe, a detta di Graviano, il Cavaliere, che avrebbe richiesto l'aiuto della criminalità organizzata per scalzare i vecchi partiti politici e ascendere al potere. Quella che doveva essere un'accusa "privata" ha, ovviamente, sollevato clamore a livello mediatico e ha soprattutto allertato la procura di Palermo, che ha subito inviato verbali delle intercettazioni a Firenze e Caltanissetta, dove si fanno ricerche sul periodo che ha conosciuto numerosi episodi di terrorismo di stampo mafioso.
Il boss, ma tutto ciò dev'essere ancora valutato dalle Autorità, ha affermato di essersi incontrato quasi 30 anni fa con l'ex premier ("traditore"), per uno scambio di favori che avrebbero facilitato la scalata politica di Berlusconi. Poi però Graviano venne arrestato, e l'ex Boss, dopo 24 anni di carcere che gli hanno distrutto la vita, lamenta di essere stato abbandonato in cella dal cavaliere "per soldi''.
I Pm di Palermo hanno già interogato Graviano qualche mese fa, richiedendo delucidazioni in merito ad alcune frasi contenute nelle intercettazioni. Graviano, però, che già nell'ora d'aria divisa con il camorrista Adinolfi si era definito un uomo incapace di tradire, ha preferito tacere, sostenendo di essere stremato emotivamente e fisicamente dalle patologie che lo hanno colpito durante gli anni di galera, non negando la possibilità di rilasciare in futuro dichiarazioni. Dichiarazioni che, certamente, potrebbero aiutare la procura a fare luce sulle stragi dei primi anni '90.
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