Grazie ad uno sconto di pena, il prossimo 25 giugno potrebbe tornare libero Matteo Boe, l'ex bandito sardo, uno dei capi della famosa Anonima sequestri, giudicato colpevole di reati nei confronti di Sara Niccoli e del piccolo Farouk Kassam. L'uomo chiamato in gergo dagli altri sequestratori "occhi blu", anche se li ha sempre avuti marroni, non si è mai pentito per i reati commessi. Per uscire dal carcere ha usufruito degli sconti di pena per buona condotta. Una fama seconda solo alla sua crudeltà. È stato lui infatti a tagliare l'orecchio del piccolo Farouk per indurre i genitori a pagare il riscatto del sequestro.

Il bambino era stato rapito nel 1992, mentre si trovava nella sua abitazione e in seguito liberato dopo più di 150 giorni. A causa dell'immobilità forzata, e delle cattive condizioni in cui era alloggiato, le ossa gli si erano decalcificate e presentava già i segni di una malnutrizione avanzata.

Le condanne

Per i suoi vari reati, fra cui il rapimento di Sara Niccoli nel 1983, Boe era stato condannato a trent'anni di cui 5 gli sono stati condonati per buona condotta. Durante la sua detenzione si è dedicato prevalentemente all'arte, un suo disegno è diventato infatti un francobollo usato dalle poste italiane. Era anche un super latitante, negli anni '80 era scappato dal carcere dell'Asinara con la complicità della compagna.

Tramortendo una guardia, insieme ad un altro detenuto e approfittando della confusione nell'isola per la regata in onore della festa patronale annuale, riuscì a rubare un gommone allontanandosi velocemente. La latitanza è durata fino al 1993. Lo arrestarono nuovamente in Corsica in un Hotel in cui si trovava con la sua compagna di allora, e con altri suoi figli.

Per questa evasione si vide infliggere altri 4 anni di carcere.

La vita

Nel corso della sua vita, turbolenta e pregiudicata, figlio pastori benestanti, ha subito anche un lutto terribile, la figlia Luisa è stata uccisa a soli 14 anni, nel 2003 con una scarica di pallettoni dritta al petto, scambiata forse per la madre Laura Manfredi mentre si trovava in casa.

Una sofferenza terribile per l'ex bandito Sardo, allora già in carcere, un delitto che non ha mai trovato un colpevole. Un dolore che ha trovato conforto se non altro nelle parole di una madre, quella del piccolo Farouk, che ha commentato al giornale l'Unione sarda di allora - "Nessuno, nemmeno Matteo Boe merita la sofferenza per la morte di un figlio è una pena troppo grande per chiunque, anche per chi non ha avuto mai pietà, è questa è la vera pietà di una madre, quella che in lui non si è fatta mai strada nel cuore".