La sentenza di primo grado nel processo Mafia Capitale, pur comminando centinaia di anni di carcere agli imputati, non ha riconosciuto la presenza di alcuna associazione mafiosa, secondo quanto prescritto dall’articolo 416bis del codice penale. Carminati, Buzzi e gli altri, dunque, possono essere definiti dei criminali, ma non dei mafiosi. Non si può certo dire la stessa cosa se si esaminano le infiltrazioni delle mafie nel Nord Italia. Dalla Lombardia al Piemonte, passando per Liguria, Emilia Romagna, Veneto e persino la piccola Val d’Aosta, i clan di mafia, camorra e ‘ndrangheta da decenni conducono i loro affari sporchi.

E, in alcuni casi, sono arrivate anche condanne per 416bis. Ma vediamo nel dettaglio, regione per regione, i nomi delle famiglie mafiose operanti nel Nord del Belpaese.

Lombardia: 16 ‘locali’ di ‘ndrangheta

Le molte inchieste condotte in Lombardia e le conclusioni a cui è giunta la commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, dimostrano che le mafie nella regione più ricca d’Italia, soprattutto a Milano e dintorni, sono presenti e radicate fin dagli anni ’50 del secolo scorso. Mafia siciliana, camorra campana e ‘ndrangheta calabrese portano avanti i loro affari - in alcuni casi leciti come nell’edilizia, in altri illeciti come il traffico di droga e le estorsioni – in piena sinergia con diversi imprenditori locali, diventati ormai parte integrante delle associazioni mafiose, anche se con il colletto bianco.

Nel territorio milanese, secondo quanto emerso dall’inchiesta della procura, denominata ‘Infinito’, sarebbero presenti addirittura 16 cosiddetti ‘locali’ di ‘ndrangheta. Tra questi, il più noto alle cronache è forse quello del clan Barbaro-Papalia di Buccinasco. Oltre a Milano, territori prediletti dai calabresi sarebbero anche quelli di Rho, Pavia e Corsico.

Piemonte, infiltrata anche la Juventus?

Se in Lombardia le tracce delle infiltrazioni mafiose risalgono agli anni ’50, i primi riscontri della loro presenza in Piemonte si hanno dagli anni ’60, quando Rocco Lo Presti, detto ‘Roccu u Maneja’, boss di Marina di Gioiosa Jonica, diventa il ‘padrino’ della ‘ndrangheta piemontese, prendendo possesso dei territori di Bardonecchia e della Val di Susa.

Edilizia, droga, estorsioni, gioco d’azzardo e sequestri di persona, sono i campi in cui i calabresi si specializzano. Bardonecchia vanta il triste primato di essere stato il primo Comune del Nord ad essere stato sciolto per mafia nel 1995, seguito da quelli di Leinì e Rivarolo. Ad oggi, gli inquirenti ritengono che nella sola provincia di Torino operino 9 ‘locali’ di ‘ndrangheta. Ma in Piemonte si è consumato anche l’omicidio del magistrato Bruno Caccia, ammazzato nel 1983 da Rocco Schirripa (condannato il 17 luglio scorso) su ordine del boss Mimmo Belfiore. Nella stessa regione è scattata anche l’operazione ‘Alto Piemonte’ che ha svelato i tentativi della famiglia Dominello di condizionare persino il merchandising e la vendita di biglietti della società di calcio Juventus del presidente Andrea Agnelli.

Liguria: ‘La regione del Nord che desta più preoccupazioni’

A sorpresa, però, “la regione del Nord che desta più preoccupazioni”, parole della Bindi, è la Liguria. Da diverse, inchieste, infatti, sono emersi presunti contatti (finora non provati) tra criminalità mafiosa e pezzi dello Stato, come magistrati, carabinieri, politici e presidenti di autorità portuali. Da segnalare lo scioglimento, poi ritirato, del Comune di Ventimiglia e quelli, confermati, di Bordighera e Lavagna.

Emilia Romagna, Trentino e Veneto

Anche l’Emilia Romagna ultimamente è salita alla ribalta delle cronache mafiose grazie al processo Aemilia che vede imputate, nel maxi processo celebrato nell’aula bunker di Reggio Emilia, centinaia di persone, tra cui Nicolino Grande Aracri, storico boss dell’omonima famiglia originaria del paesino calabrese di Cutro.

Testimone del processo anche l’attuale ministro dei Trasporti Graziano Delrio, non indagato ma criticato per il viaggio di cortesia compiuto proprio a Cutro alcuni anni fa. In Trentino Alto Adige, invece, secondo il pentito Luigi Bonaventura, opererebbe “una ’ndrangheta occulta”. Organizzazione mafiosa impegnata, denuncia il segretario comunale di Lova Lases Marco Galvagni, nella gestione delle cave di porfido. Anche qui salta fuori il nome dei Grande Aracri. Il Veneto, infine, è l’unica regione del Nord ad aver ospitato una mafia locale, la Mala del Brenta guidata dal boss Felicetto Maniero. Per il resto, i sospetti di infiltrazioni mafiose sono forti, soprattutto dei Casalesi dalla Campania e dei calabresi di Africo.