‘Invece delle strade, chiudiamo le frontiere’, firmato CasaPound. È il blitz che si è consumato la notte scorsa sulla riviera di Pescara dove da pochi giorni l’Amministrazione comunale ha posizionato le ‘barriere antiterrorismo’, blocchi di cemento armato che, almeno teoricamente, dovrebbero fermare eventuali Tir impazziti lanciati contro la folla in possibili attacchi da parte di potenziali terroristi islamici. Barriere che hanno sollevato, immediate, le polemiche di residenti, turisti e degli stessi gestori degli stabilimenti balneari.

Barriere antiterrorismo, l'installazione

Le operazioni di protezione dei possibili siti sensibili e a rischio attentati sono iniziate lo scorso fine settimana, quando a ridosso delle aree pedonali del capoluogo adriatico sono apparse gru che posizionavano fioriere o, appunto, blocchi grigi di cemento armato, come quelli apparsi sul marciapiede della riviera nord. Blocchi sistemati a zig zag e che, secondo le affermazioni del vicesindaco della città adriatica, Blasioli, dovrebbero riuscire a fermare i mezzi pesanti che potenziali attentatori dovessero decidere di far piombare tra i cittadini a passeggio sul lungomare.

Barriere antiterrorismo, i dubbi dei gestori degli stabilimenti

In realtà quelle operazioni, probabilmente concordate anche con la Prefettura sulla scorta delle ultime indicazioni del Ministro Minniti, hanno suscitato più di qualche mal di pancia, oltre all’ironia della rete.

“Innanzitutto i blocchi si concentrano esclusivamente su un segmento del marciapiede, lasciandone scoperto più della metà e lasciando accessibile ai mezzi pesanti la pista ciclabile, proprio a ridosso della strada, ovvero l’asse che più facilmente potrebbe essere colpito in caso di un attacco – hanno osservato bagnanti e balneatori -.

In secondo luogo, solo una parte centrale della riviera comunque risulta coperta e non abbiamo capito quale sia stato il criterio di scelta sulla frazione da proteggere e quella in cui eventuali terroristi potrebbero invece avere carta bianca. Infine, quei blocchi di cemento o quelle fioriere, neanche bullonate a terra, difficilmente potrebbero resistere all’arrivo di un camion lanciato a 200 chilometri orari, quindi, al solito, l’amministrazione comunale sta mettendo la polvere sotto il tappeto non sapendo che pesci prendere”.

Barriere antiterrorismo, il blitz di CasaPound

A rintuzzare le polemiche ci hanno pensato la notte scorsa gli attivisti di CasaPound che, in aperto contrasto con la giunta comunale locale, hanno scritto sui blocchi di cemento ‘Invece delle strade, chiudiamo le frontiere’, con la propria firma, alludendo chiaramente all’immigrazione incontrollata che, anche a Pescara, sta generando proteste e critiche, e che secondo il gruppo politico esporrebbe tutto il Paese a un concreto rischio di attentati da parte di cellule incontrollabili: ipotesi non confermate dal Governo che comunque ha chiesto a tutte le città di rinforzare controlli e sistemi di sicurezza.

Le reazioni della città e dei partiti

Molte le reazioni della rete all’incursione di CasaPound a Pescara: la consigliera comunale di Sinistra Italiana Daniela Santroni ha bollato la vicenda come ‘atti vandalici’, proponendo un concorso tra writer per ‘colorare i blocchi di cemento e trasformarli in opere d’arte’, con il ricorso ai gessetti colorati.

All'intervento della Santroni hanno fatto da contraltare i commenti di diversi cittadini che hanno plaudito all’iniziativa esprimendo la propria contrarietà sia alle barriere che all’ondata migratoria.