Almeno 98 persone sono morte negli ultimi tre giorni in Myanmar in seguito agli scontri tra forze di sicurezza birmane e la minoranza musulmana dei rohingya. Almeno 80, secondo fonti governative, sarebbero ribelli. Questa non è una situazione nuova; lo scorso ottobre un attacco partito dai ribelli aveva provocato un pesante intervento militare; in quell'occasione si era parlato di gravi violazioni dei diritti umani.
Chi sono i Rohingya
Come riporta "il Post" i Rohingya sono una minoranza musulmana, che abita all'interno di un paese, il Myanmar, in cui la quasi totalità della popolazione è buddista.
Sono perseguitati ed emarginati da diversi anni, in modo più o meno ufficiale, tanto da essere stati definiti una delle minoranze più perseguitate al mondo. Nel 1982, il governo tolse loro la cittadinanza birmana, facendoli diventare cittadini di serie B a tutti gli effetti: non possono frequentare molte scuole, non hanno accesso alla sanità né al possesso della terra. Per questi motivi, molti di loro ricevono quasi esclusivamente un'istruzione religiosa, molto spesso fondamentalista. Non avendo la cittadinanza, non possono ovviamente partecipare alle elezioni politiche. Dallo scorso anno, i Rohingya possono essere considerati apolidi a tutti gli effetti, dal momento che il governo ha tolto loro i pochi documenti temporanei che erano stati loro precedentemente concessi.
La situazione sembra essere peggiorata negli ultimi giorni, con nuovi attacchi e nuovi morti. Un giornalista inglese che si trova nella città di Maungdaw, nello stato di Rakhine, dove la maggioranza dei Rohingya vive, ha parlato al "Guardian" di mine antiuomo, di prezzi che salgono vertiginosamente di giorno in giorno, di un governo che si trova totalmente impreparato.
Si calcola che in poco più di tre giorni circa duemila Rohingya abbiano superato il confine con il Bangladesh, sistemandosi nei campi profughi allestiti dal governo bengalese.
Le critiche a Aung San Suu Kyi
I recenti scontri hanno riacceso le critiche verso Aung San Suu Kyi, esponente di spicco della Lega Nazionale per la Democrazia, partito attualmente al governo.
La donna, famosa attivista per i diritti umani e premio Nobel per la pace nel 1991, è stata più volte accusata di calpestare i diritti delle minoranze: le critiche sono troppo spesso rivolte a quest'ultima senza invece parlare mai delle operazioni di repressione delle rivolte effettuate dalla polizia.