Una bambina di 10 anni è rimasta incinta a seguito dei ripetuti stupri subiti dallo zio, ma essendo di 32 settimane la legge indiana non le consente di abortire. L'interruzione di gravidanza in India è contemplata fino alla 20° settimana di gravidanza, a meno che non sia a rischio la vita della madre. In questo caso però secondo i medici l'aborto metterebbe a rischio l'incolumità della piccola, e per questo motivo il 28 luglio scorso la Corte Suprema a cui i genitori si erano rivolti per ottenere il permesso di abortire ha deciso di negare tale possibilità.

La richiesta è stata avanzata tardivamente poiché essendo in sovrappeso i genitori della bambina non si erano accorti che fosse in stato interessante. Non immaginavano che la piccola fosse vittima di abusi e lo hanno scoperto solo quando la bambina ha iniziato ad accusare dei dolori alla pancia.

Non si tratta di un caso isolato

Quello degli stupri in India è un problema serio che coinvolge donne di ogni età. Nel 2015 sono stati 10mila i bambini vittime di violenze sessuali e non è la prima volta che una famiglia si rivolge alla Corte Suprema chiedendo di fare interrompere una gravidanza in stadio avanzato perché non si erano accorti che la figlia fosse incinta. Alla piccola in questione non è stato detto di aspettare un figlio, bensì gli hanno spiegato il gonfiore della pancia dicendole che ha al suo interno un sasso.

Il parto è previsto per la metà di Settembre, sarà effettuato mediante cesareo ed il piccolo sarà reso adottabile in quanto la famiglia non intende tenerlo.

Il caso ha avuto grande risonanza mediatica

Il caso in questione ha ottenuto grande risonanza a livello internazionale, e nonostante la legge abbia impedito ai media di divulgare il nome della bambina e della sua famiglia per difenderne la privacy, è stato reso noto quello dello zio stupratore, pertanto risalire all'identità della piccola non è stato difficile.

La famiglia oggi vive assediata dai giornalisti che circondano la loro abitazione, e oltre a tutti i problemi del caso il padre della piccola teme che i compagni di scuola della figlia vengano a conoscenza della vicenda, e che per questo divenga oggetto di scherno e stigma sociale.

Il clamore suscitato però potrebbe anche avere degli effetti positivi: la piccola sarà curata al meglio e la famiglia potrà chiedere di essere risarcita dallo Stato. Lo zio stupratore invece è in carcere, in attesa di essere processato. Il padre della bambina per lui ha invocato il massimo della pena: "che sia condannato alla pena capitale o all'ergastolo".