Cose che accadono solo nella città di Pulcinella, nella patria della fantasia elevata a sistema dove "l'arte di arrangiarsi" spesso dettata da povertà e disperazione, è qualcosa di più di un semplice modo di dire. Un paziente disabile ricoverato lo scorso 6 luglio all'ospedale San Paolo di Napoli per un problema di salute che secondo i medici è stato velocemente risolto, ha rifiutato le dimissioni e "soggiorna" nella struttura pubblica da quasi un mese. Il 45enne è disoccupato. Lucifero, ovvero il gran caldo africano, non dà tregua e per lo meno in ospedale i pasti sono garantiti.

Villeggiatura in ospedale

Tra le corsie, nei reparti, è già stato ribattezzato "il villeggiante" perché in effetti più che un paziente sembrerebbe ospite di un resort o di un albergo. Un 45enne disoccupato, ricoverato lo scorso 6 luglio nel reparto di Medicina Generale dell'ospedale San Paolo di Napoli, sta continuando da ormai quasi un mese la sua permanenza nella struttura sanitaria pubblica, malgrado sia stato dimesso. In mancanza di una fonte di reddito, con il caldo insopportabile di questi giorni e il costo della vita proibitivo, per lo meno stare in ospedale offre qualche sicurezza. Un posto letto, due pasti al giorno garantiti anche se non sono da gourmet, e l'antidoto all'afa grazie all'aria condizionata.

Per chi è solo e disperato, tutto ciò può equivalere alla "villeggiatura" d'agosto.

Dimissioni rifiutate

L'uomo con cui, secondo il personale del nosocomio partenopeo, non è neanche facile entrare in relazione, ha rifiutato le dimissioni e a nulla è valso l'intervento della polizia chiamata dalla direzione sanitaria. La situazione è imbarazzante per il direttore sanitario dell'ospedale, Vito Rago, perché c'è anche chi nello stesso reparto sosta in barella in attesa che si liberi un posto letto.

Rago ha raccontato che in tutti i modi hanno tentato di farlo ragionare, di indurlo al buon senso. Ma non c'è stato niente da fare. Interpellare i parenti è stato quasi peggio: chiamata in causa, la sorella dell'uomo non ha voluto portarlo a casa sua. Come soluzione estrema, la direzione dell'ospedale ha anche tentato di trasferirlo altrove, ma come è nella logica dei fatti, in assenza di una patologia e con la carenza di posti letto nelle strutture pubbliche, nessuno vuole accettarlo.

La difesa dell'uomo

L'uomo, interpellato telefonicamente da un giornalista del quotidiano Il Mattino ha raccontato la sua verità. Disabile a seguito di un incidente in moto avuto due anni fa che l'ha reso invalido al 100%, è costretto su una sedia a rotelle a causa dell'amputazione della gamba sinistra. Da mesi attende l'indennità di accompagnamento, non ha casa né lavoro e se si trattiene in ospedale non è perché gli piaccia ma perché, depresso e non autosufficiente, non ha un posto dove andare.

Una storia all'italiana

Questa vicenda degna di una sceneggiatura, tanto grottesca quanto amarissima, è lo specchio dell'Italia reale dove l'indigenza costringe a forme alternative ed estreme di sopravvivenza.

Il nostro è un paese sempre più povero. Secondo la Caritas ci sono 4,5 milioni di indigenti in Italia. Per l'Istat, in dieci anni, le famiglie italiane che vivono in povertà assoluta sono quasi raddoppiate. Quando i problemi economici e quelli di salute, si uniscono, esplodono situazioni drammatiche. "Dovrebbero intervenire i servizi sociali del comune", ha detto il direttore sanitario dell'ospedale San Paolo. Anche il diretto interessato, chiede che ciò avvenga. In attesa degli eventi non gli resta che sostare dove sta.