Il giallo sulla scomparsa dell'avvocato egiziano, Ibrahim Metwaly, della famiglia Regeni, ha avuto una sua risoluzione: è stato arrestato dalle autorità egiziane. Una carcerazione preventiva di quindici giorni per l'avvocato Metwaly, è quanto si legge sulla pagina Facebook dell'Ecfr, il Coordinamento egiziano dei diritti e delle libertà.

Le accuse

L'uomo è stato fermato la scorsa domenica all'aeroporto, mentre era in procinto di prendere il volo per Ginevra, dove avrebbe dovuto partecipare alla Conferenza delle Nazioni Unite per relazionare sul tema dei diritti e delle libertà umane in egitto, della morte di Regeni e della scomparsa di suo figlio Omar.

Ha affrontato un interrogatorio e, attualmente, si trova in un carcere di massima sicurezza. Le accuse che gravano sull'avvocato Metwaly sono: divulgazione di notizie false, danni alla sicurezza della nazione e gestione illegale di un'organizzazione contro la legge e la Costituzione egiziane.

Il direttore dell'Ecrf, Mohammed Lotfy, respinge queste accuse come "false" e chiede la liberazione immediata del detenuto. Ma la stessa organizzazione è tenuta sotto controllo dalle autorità egiziane: il sito internet, lo scorso lunedì, era stato oscurato.

Il parere di Gentiloni

La questione è stata presa in considerazione da Paolo gentiloni, il presidente del Consiglio, nella sua relazione al Copasir, la commissione parlamentare per la sicurezza.

Egli sostiene che l'insediamento dell'ambasciatore italiano Giampaolo Contini nella sede diplomatica italiana a Il Cairo è un modo per riallacciare concretamente i rapporti con l'Egitto che possono risultare utili per comprendere cosa è successo quel 25 gennaio 2016.

Il premier puntualizza, poi, che le informazioni passate dai servizi di intelligence americani, i quali accertavano il coinvolgimento dei servizi egiziani nell'omicidio di Regeni non aggiungono nulla di nuovo ai dati già in possesso delle autorità giudiziarie italiane.

Dalla parte di Amnesty International

Antonio Marchesi, il presidente di Amnesty International Italia, attraverso una lettera, chiede di proseguire con le indagini sull'omicidio del ricercatore italiano, chiede che si facciano grossi passi avanti sul caso, in quanto - se si tiene conto degli ultimi documenti che la procura de Il Cairo ha inviato a Roma - la situazione è tutt'altro che invariata per mancanza di elementi particolarmente significativi.

La cosa certa ed evidente - per il presidente Marchesi - è che chiunque arriva in Egitto con l'intenzione di scoprire la verità sulla tortura e il successivo decesso di Giulio Regeni viene zittito. Ne sono una prova l'oscuramento del sito internet dell'Ecrf prima e l'arresto dell'avvocato Ibrahim Metwaly poi.