Il problema della sicurezza sulla strada nelle grandi città per chi si sposta in bicicletta non è solo italiano, possiamo consolarci. Chi ha viaggiato nelle città del nord Europa conosce bene quanta attenzione ci sia nei confronti dei ciclisti urbani. Piste ciclabili moderne e perfettamente funzionanti con segnaletica e incroci ordinati, rotatorie con precedenza alle biciclette e molti vantaggi per chi si sposta sulle due ruote. Ma non è sempre così.

Persone a difesa delle piste ciclabili

La singolare protesta di difendere fisicamente le piste ciclabili dai parcheggi di auto in sosta, pedoni che attraversano all'improvviso e da altre situazioni potenzialmente pericolose, è nata nello Stato dell'Idaho negli USA.

Proprio in questi giorni di fermento degli attivisti, da Londra arriva la conferma della condanna a 18 mesi per Charlie Alliston che, in sella alla sua bicicletta, investì uccidendola una donna mentre attraversava la strada.

Questo e altri incidenti avvenuti nell'ultimo periodo nella capitale inglese hanno coinvolto molti ciclisti, a volte con la ragione, altre con il torto. Ma il problema, sostengono gli attivisti inglesi, nasce da un mancato rispetto delle ciclovie in città. Troppe spesso le piste ciclabili sono scambiate per corsie d'emergenza dagli automobilisti di fretta, per parcheggi temporanei, o per marciapiedi per i pedoni.

La protesta nata negli USA ha rapidamente preso piede a San Francisco in California, a New York, a Dublino ed è approdata a Londra.

I ciclisti dei vari comitati per la sicurezza stradale sostengono di non sentirsi adeguatamente protetti nelle strade di Londra. Ecco spuntare allora gli "Human Bollards" letteralmente bastioni umani che armati di pettorina creano un cordone lungo la pista ciclabile.

Da Boise in tutto il mondo, il successo delle catene umane

Si può dare la paternità del gesto ai ciclisti di Boise, capitale dell'Idaho.

Si sono organizzati in squadre coordinate e attive. Con le pettorine ad alta visibilità si sono piazzati nei punti più pericolosi della città, in particolare nella zona di Downtown Boise, per poi confluire e spostarsi nei punti più trafficati della città.

Sono partiti come un un gruppo sparuto di attivisti ma, giorno dopo giorno, hanno avuto sempre più successo.

Ora le catene umane sono visibili anche a San Francisco, a New York dove è nata un'associazione chiamata Transportation Alternatives che tutela i ciclisti in sede legale. Potremmo aspettarci di vederli anche in Italia nelle nostre città?