Uccisa sotto gli occhi del figlio di 11 anni perché aveva chiesto al marito 20 euro. Era stata archiviata come incidente domestico la morte di Laura Turri. La donna di 32 anni di Rosolini, in provincia di Siracusa, è deceduta lo scorso 7 marzo dopo 18 giorni di agonia per le gravissime ustioni riportate sul 40% del corpo. Invece era un femminicidio mascherato. Sebastiano Iemmolo, 36 anni, il marito che l'ha uccisa, voleva far credere che si fosse trattata dell'esplosione di un fornello da campeggio con la quale lei cucinava. Ieri è stato arrestato.

Omertà dei familiari dell'omicida

Tra i parenti lo sapevano tutti, ma omertà e intimidazione avevano prevalso. Laura è stata uccisa dal marito, dopo l'ennessimo litigio per avergli chiesto pochi spiccioli. L'unico a dire la verità è stato il figlio, un bambino di 11 anni a cui è toccato in sorte di dover assistere all'omicidio di sua madre da parte del padre. Sei mesi fa, ha visto il padre gettare addosso alla mamma un liquido e darle fuoco. E invece, la versione passata era che si fosse trattato dell'esplosione di un fornello da campo, o almeno così avrebbe voluto far credere Iemmolo, già noto alla polizia per aver incendiato l'auto di un vicino.

La denuncia della mamma della vittima

"Papà ha dato fuoco alla mamma".

La nonna materna, Giovanna Pirri, ha raccolto la testimonianza shock del bambino in lacrime. Dopo mesi di bugie e omertà, ha trovato il coraggio di andare alla polizia e denunciare. Da quel momento, gli inquirenti, coordinati dal procuratore Francesco Paolo Giordano e dal sostituto procuratore Salvatore Grillo, hanno fatto scattare le indagini, sequestrato l'appartamento e avviato intercettazioni, fino a ricostruire una storia ben diversa dall'incidente domestico con esito mortale.

Iemmolo ha cosparso di benzina la moglie e le ha dato fuoco. Il fornelino è stato danneggiato non da un'esplosione, ma da una lenta combustione. L'alibi dell'uxoricida non ha retto.

Le intercettazioni

Dopo il delitto, l'omicida è andato a vivere a casa della madre e qui sono state intercettate le conversazioni in cui, tra parole a metà e allusioni, tentava di costruire una versione dei fatti "alternativa" sulla morte della moglie temendo che il figlio raccontasse tutto.

"Sono bambini è inutile che gli ricordiamo, gli esce la verità" dice. E ancora: "Lui non è scemo mamma". E' emerso un profilo molto aggressivo dell'arrestato, soprattutto nei confronti del figlio minore, vittima e testimone del femminicidio. Il bambino era stato costretto a dire un'altra verità, persino a convincersene, essendo il padre l'unica figura di riferimento rimasta in vita.

Una lunga storia di violenze e soprusi

A sua madre Iemmolo diceva della moglie uccisa. "Io Laura quando me la sono presa aveva 17 anni, a 17 anni vedi che Laura di colpi ne ha presi una marea, e se ne è andata senza dirmi un segreto. Se l'ha portato nella tomba con lei". A quale segreto si riferisse, non si sa. Di certo il suo orrendo segreto, l'omicidio della moglie, è stato scoperto.

Rinchiuso in carcere, deve rispondere di femminicidio, maltrattamenti in famiglia nei confronti di un minorenne e incendio. Il punto che accomuna questo ad altri femminicidi è sempre lo stesso: le violenze e i soprusi andavano avanti da anni. Laura li subiva ogni giorno. "Denunciare serve sempre, bisogna denunciare per tempo perché questo come altri casi che hanno portato alla morte di donne, poteva essere evitato se qualcuno avesse parlato per tempo", dice il dirigente del commissariato di Pachino, Antonietta Malandrino. E' il 51esimo femminicidio dall'inizio del 2017.