Arriva da Firenze la storia di una ragazza proveniente dall'Est Europa e residente - appunto - nel capoluogo toscano: segregata per quattro anni dal padre che l'aveva promessa in sposa a un uomo serbo che non conosceva, per 15mila euro, si salva grazie alla chat di un gioco per smartphone. Tale è la ricostruzione della polizia che, seguendo le disposizioni del Gip, ha proceduto con l'arresto del padre della ragazza, oggi diciassettenne.

La ricostruzione

Già quattro anni fa, la squadra mobile aveva condotto le indagini sull'allora tredicenne di etnia rom.

Il padre aveva stipulato una sorta di 'contratto' con un connazionale serbo che risiedeva in Francia con la propria famiglia e che era approdato a Firenze nel 2013 per conoscere la sposa. L'accordo prevedeva il pagamento di 15mila euro, di cui 4mila furono versati come acconto qualche mese dopo, in occasione del suggellamento del fidanzamento, e si era deciso - in quella stessa circostanza - che entro il mese di settembre 2017 la ragazza avrebbe dovuto seguire il suo sposo in Francia.

La seconda parte del suddetto 'contratto' - un suo prolungamento naturale - favoriva l'eventuale futuro marito della ragazza. La giovane non avrebbe dovuto perdere la verginità, sarebbe dovuta dimagrire e diventare una perfetta donna di casa.

Il mancato rispetto di una sola delle clausole avrebbe comportato la restituzione dell'intero versamento.

L'accusa

Da qui comincia il calvario della tredicenne che si vede privata della sua libertà. I genitori non le permettono di uscire, se non poche volte al mese e solo per fare la spesa, ritirare le medicine della madre, ma sempre scortata da qualche componente maschile della famiglia.

Non può possedere denaro né tantomeno la scheda telefonica.

La ragazza, nella speranza di salvarsi da un matrimonio che 'non s'ha da fare', aveva cominciato a mangiare il più possibile, tenendo conto del fatto che la sua futura famiglia aveva manifestato una siffatta volontà. Nonostante le imposizioni, l'oggi diciassettenne riesce a chiedere aiuto ad un coetaneo, con il quale era entrato in confidenza da poco, tramite una chat di gioco per smartphone grazie ad una connessione wi-fi.

La richiesta di soccorso non ha lasciato indifferente un ragazzino siciliano che ha segnalato il caso ad un centro antiviolenza, facendo scattare l'allarme e permettendo così l'avvio delle indagini.

Il reato contestato dalla squadra mobile della Questura di Firenze è riduzione in schiavitù.