La vita su Marte c'è, o perlomeno c'è stata in passato. Questa la notizia apparsa nella giornata di ieri sul Geophysical Research Letters, eminente rivista scientifica americana, che basandosi sullo sforzo congiunto tra il robot sonda della Nasa "Curiosity" e le analisi dei laboratori statunitensi di Los Alamos, ha potuto confermare la presenza sul pianeta rosso di un elemento fondamentale alla vita, il boro, di cui alcuni frammenti sarebbero stati scoperti sotto la superficie già un anno fa dal rover Nasa.

L'elemento chiave della vita

Il boro è un elemento chimico che svolge un ruolo fondamentale nella formazione dell'Rna, ovvero l'acido ribonucleico, una molecola che opera in simbiosi con il Dna.

Le tracce di queste elemento sono state trovate in alcuni minerali di solfato di calcio all'interno del cratere Gale, posizione che suggerisce ai ricercatori che il boro marziano si trovava nelle acque sotterranee del pianeta, le quali, avendo un PH neutro alcalino compreso in una temperatura che va dagli 0 ai 60 gradi, avrebbe potuto supportare la vita. La scoperta ha dell'incredibile, tuttavia la presenza di acqua e boro non basta ad affermare con certezza che forme di vita possano aver abitato il suolo di Marte, un'ipotesi che cercherà comunque ulteriori conferme negli anni a venire.

Curiosity, l'esploratore di Marte

Ad identificare la presenza del boro lo scorso dicembre 2016 è stato il robot della Nasa "Curiosity", che dal 2012 setaccia la superficie di Marte collezionando dati preziosi per comprendere il passato e la composizione dell'affascinante pianeta rosso.

La missione è stata un successo sin dalle prime battute d'atterraggio eseguito con il cosiddetto metodo EDL (entry, descent, landing), permettendo al rover dell'agenzia spaziale americana di inviare sulla terra le prime immagini in diretta di Marte e continuando poi con le incredibili scoperte che hanno alimentato le speranze e la fame di conoscenza di scienziati ed appassionati.

La durata iniziale della missione era fissata ad almeno due anni, ma i sensazionali sviluppi dell'iniziativa la hanno prolungata a data ancora da definire.

Implicazioni cosmologiche

Stando a quanto affermato da alcuni ricercatori coinvolti nello studio delle scoperte di Curiosity, le tracce di boro rinvenute su Marte risalgono a circa 3,8 miliardi di anni fa, una fase temporale che sarebbe parallela al periodo di formazione della vita sulla Terra.

Le implicazioni di questa datazione sono particolarmente interessanti, infatti, spiega Patrick Gasda, autore principale della ricerca "trovare il boro su Marte rende più probabile che in passato il pianeta possa abbia ospitato la vita". E ancora: "I borati rappresentano un possibile ponte tra molecole organiche semplici e Rna. Senza l'Rna, non c'è la vita". La corrispondenza tra lo sviluppo della vita sulla Terra e Marte "ci dice, essenzialmente, che la vita potrebbe essersi sviluppata su Marte indipendentemente da quella sulla Terra".