Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, non ha preso molto bene l’assenza dei vertici della comunità ebraica durante la visita compiuta ieri da una delegazione laziale, da lui stesso guidata, di fronte alla Sinagoga del ghetto di Roma per apporre una corona di fiori e ‘scusarsi’ per il comportamento tenuto da alcuni ultras biancocelesti. La pietra dello scandalo, come tutti sanno, è l’immagine di Anna Frank, la ragazzina ebrea deportata nei campi di sterminio nazisti, con la maglietta giallorossa della Roma. Evidentemente, il bello e coraggioso gesto di Lotito (sincero o meno che sia stato), non ha toccato il cuore agli ebrei romani.
E lui, questa mattina, dai microfoni del programma radiofonico 6 su Radio 1, ha sfogato tutta la sua amarezza. “Anche nella comunità ebraica ci può essere lo stupido di turno”, ha detto, facendo un azzardato paragone tra i pochi stupidi che hanno attaccato gli adesivi di Anna Frank in curva Sud e gli stupidi appartenenti a qualsiasi comunità, persino a quella, teoricamente intoccabile, ebraica.
Lotito contro la comunità ebraica
“I gesti spontanei non devono essere concordati, altrimenti diventa una cosa artefatta”, dice a 6 su Radio 1 il presidente della SS Lazio Claudio Lotito, facendo un chiaro riferimento alla scusa apposta dai vertici della comunità ebraica di Roma per non presenziare alla visita della delegazione biancoceleste alla Sinagoga del ghetto, avvenuta ieri come gesto riparatorio per il ‘caso Anna Frank’.
L’instrionico Lotito, stavolta colpito nell’orgoglio, spiega che la sua società si è subito rivolta alla comunità ebraica, la quale ha risposto freddamente all’appello adducendo presunti “impegni pregressi”. Il presidente laziale aggiunge che il gesto di apporre due corone di fiori all’esterno del Tempio ebraico non voleva assolutamente “manifestare alcun intento di giustificazione”.
Noi della Lazio ‘non dobbiamo lavare nulla, ci laviamo tutti i giorni’
E, tantomeno, la Lazio, aveva bisogno di “purificazione” perché, chiosa il presidente, “non dobbiamo lavare nulla. Ci laviamo tutti i giorni e riteniamo di essere persone pulite e scevre da qualsiasi condizionamento esterno”. Poi, passa direttamente a giudicare l’operato dei membri della comunità ebraica, i quali “probabilmente vedono l'aspetto formale” di qualsiasi iniziativa, mentre “noi” (dove quel noi sta per la società sportiva Lazio) “agiamo quotidianamente attraverso un'azione di prevenzione e repressione”.
E, dunque, conclude Lotito, “è chiaro che in una comunità di centinaia di migliaia di persone ci può essere lo stupido di turno o il mascalzone di turno, cosa che accade anche nella loro comunità”.
La risposta autoreferenziale di Ruth Dureghello
Quasi contemporaneamente Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, durante la trasmissione Agorà, risponde in maniera indiretta a Lotito. “Sono orgogliosa di essere diversa, orgogliosa di appartenere al mio popolo - afferma la Dureghello - ma per tanti altri questa diversità è un marchio. E' un marchio che non riusciamo a trasmettere, a far capire quanto invece sia un motivo di arricchimento per tutti”. E così, addio dialogo e riappacificazione tra Lazio e comunità ebraica.